venerdì 29 aprile 2011

II° LETTERA A RENDINA PRESIDENTE A.N.P.I. - MA PER L'IMBARAZZO NON RISPOSE NEANCHE A QUESTA

Prof.  Ing.  FABIO   UCCELLI
DOCENTE NELL’UNIVERSITA’ DI PISA
Via  XX  Settembre, 162      -     19100   LA SPEZIA
      Tel.  0187-739883            Cell. 389-6741070

Gent.mo Dr.  Massimo RENDINA
PRESIDENTE A.N.P.I.

Caro Massimo,
ho atteso a lungo la tua risposta alla mia lettera, e attendo ancora.
Ritengo tale risposta molto importante per confrontare i temi trattati, oggi che sempre di più si parla di pacificazione nazionale. Avrei voluto sapere se nella mia interpretazione dei fatti storici c’era tra noi sostanziale convergenza o c’erano errori di valutazione che la impedivano. La creazione di una storia condivisa impone di accettare e non rifiutare il ruolo svolto dai contendenti della guerra civile, cercare di capirlo a fondo,  anche per metterne in luce le caratteristiche, la buona fede, e gli errori, per non più ripeterli.
Siamo vicini al 25 Aprile e a numerose manifestazioni di rievocazione.
Vorrei significarti che l’ANPI svolge un ruolo importantissimo perché la memoria di tanti eccidi compiuti essenzialmente dai tedeschi, e di  tante morti  eroiche  di Partigiani non sia dimenticata, e questo non viene messo in dubbio da nessuno.
Però oggi si impone un nuovo clima, di riconciliazione e di pacificazione.
Oggi che sono al Governo con Berlusconi i Fascisti Repubblicani (chiamiamoli col loro vero nome, in omaggio alla loro fede, mai rinnegata ma parzialmente modificata) vorrei farti notare che in ogni caso essi hanno accettato la sconfitta del totalitarismo portata soprattutto dalla vittoria degli Alleati, e hanno dichiarato ripetutamente di aver completamente abbracciato l’idea democratica, e non solo, ma hanno riconosciuto nella Resistenza l’unica nascita di un movimento italiano che ha portato alla nostra attuale Costituzione. Tutto questo viene riconosciuto anche dalle Associazioni Combattentistiche dei Reduci della RSI.
Per questo, sono convinto che la stesse Associazioni dei Reduci RSI non avrebbero difficoltà – se invitate -  a venire a rendere omaggio alle manifestazioni della Resistenza e all’omaggio ai cippi che rievocano i Partigiani che hanno perso  la vita in azioni di guerra o sono stati giustiziati.
E sarebbe molto bello vedere  gli onori resi loro dagli antichi nemici!
Certo, purchè poi la Resistenza accettasse  reciprocamente di rendere omaggio ai tanti fascisti repubblicani e antecedenti uccisi, riconoscendone la buona fede e la fedeltà ad un onore di patria e alla parola data all’alleato.  Questo auspico, per il bene della nostra amata Italia.
Se ciò non avverrà, ti assumerai la responsabilità di continuare a dividere le coscienze in maniera esclusivamente ideologica e non potrai sottrarti all’accusa di essere il  solo fomentatore di odio – assieme agli estremismi della sinistra e della destra - ormai rimasto in Italia.
Solo nel modo suindicato,  la Resistenza continuerà a vivere, e con lei  il 25 Aprile.
Cordiali saluti     -   Fabio UCCELLI     La Spezia, 05/04/09

UCCELLI : RISPOSTA A RENDINA PRESID. A.N.P.I. - MA LUI NON RISPOSE MAI

LETTERA A MASSIMO RENDINA  PRESIDENTE A.N.P.I.


Caro    Massimo,

Ti ringrazio per la pronta risposta ai miei auguri.
Dovremo però confrontarci su molti argomenti, che in seguito elencherò.

Ma prima   dobbiamo  intenderci  sul   concetto di   “storia”.   Per me e per gli scienziati della storia, la storia è il risultato di un confronto, che poi diviene scontro, tra elementi scatenanti divenuti ormai conflittuali di ideologia economica, etica, religiosa, politica, di potere, etc, voluto da rappresentanti di popoli  (organizzati in Stati o in gruppi di Stati), che , dopo la affermazione (vittoria) di una parte dei partecipanti allo scontro, determina  eventi storici continuati  generati e poi composti dall’insieme dei singoli fatti effettivamente accaduti.
Però, una volta accaduti, i fatti che compongono gli eventi  possono essere analizzati dal punto di vista del singolo elemento scatenante solo se si tiene conto con assoluta pariteticità di tutti i valori e concetti contenuti ed affermati da ognuno dei contendenti. 
I fatti singoli, e in seguito gli eventi, vanno analizzati scientificamente, nel loro concatenamento di causa a  effetto.   E’ assolutamente proibito   al  vero  scienziato della storia   ogni giudizio   sulla medesima  e  sugli  eventi e fatti  che  la  compongono,   perche’ ogni  giudizio può  essere  solo ideologico, solo elaborato in base alla propria ideologia. Siccome  sempre avviene  che il giudizio
lo  da  chi vince, cioè  chi  rimane in gioco, che spesso  toglie e  nega la parola  agli sconfitti,  ne deriva  che  a lungo andare, negli anni,  viene  parzialmente e  volutamente distorta anche la verità dei fatti avvenuti.
Ora, è giusto che ognuno abbia una propria ideologia e che giudichi soggettivamente la storia, ma su fatti univoci e unanimemente e scientificamente condivisi. Ed è giusto anche che esistano quelli che io chiamo “Professori di Ideologia della Storia” per elaborare orientamenti da fornire a chi non ha tempo e voglia di riflettere,   purchè non si definiscano “Professori di Storia Contemporanea”     e non gabellino per verità assolutamente condivisa ciò che dicono, ma avvertano gli interessati che il loro orientamento proviene da un giudizio formato in ambienti di destra o di sinistra o altro, magari motivandone la natura e i perche’.
L’indagine scientifica di un fenomeno storico non consente né tollera giudizi ideologici. Però ciascuno, o ciascun gruppo o partito di omogenea ideologia, può dare il suo giudizio ideologico, e presentare – giustamente – la propria interpretazione del fenomeno Ed è sommamente giusto che sia lasciata  a ciascuno la propria ideologia e la libertà di mutarla o arricchirla con nuove conoscenze.
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Ecco perché non esiste il revisionismo. E’ solo parola coniata da ideologi che hanno paura di completare la propria conoscenza dei fatti e quindi eventualmente rivedere le motivazioni generali, perché temono che da ciò ne derivi una perdita di autorità morale, di potere, di adepti .

1 - vorrei premettere che io avevo 10 - 12 anni nel periodo esaminato. Ho conosciuto tanti "attori" di quel periodo (militari tedeschi, SS, militi delle Brigate Nere, partigiani, etc), io ero solo uno "spettatore" (per fortuna!), ma molto precoce (ho imparato a leggere a 3 anni e mezzo) e ho sempre coltivato e analizzato i miei ricordi assieme a quelli di persone piu' grandi di me.                          Non ho mai appartenuto a ideologia alcuna, salvo quella di aiutare i miei simili, di qualunque parte essi fossero.
Per questo, oggi, mi sento in diritto e in dovere di parlare a tutti i giovani italiani, in assoluta verità e giustizia prima ancora che mosso da generosità per chicchessia.
Come ho già detto, non accetto che esistano "storici di destra" o "storici di sinistra".
 I vari Professori Universitari di Storia Contemporanea che si professano tali, in realtà sono solo Professori di Ideologia della Storia, mentre dobbiamo fare  della storia  una Scienza, e redigere i canoni (cui sto lavorando) per creare degli Istituti Universitari di Scienza della Storia

2 - la "amnistia Togliatti" salvò molti criminali,  non solo della Repubblica Sociale, ma anche nel campo della Resistenza (ove avvennero anche pagine oscure e aberrazioni - parole del Presidente Napolitano). Mi riferisco ai 30.000 ( o 60.000 o piu')  uccisi dopo il Maggio 45 e fino al 47, di cui parlano i libri di Graziani (200.000!), Pisano', Pansa, Vespa e vari altri. Su questo occorrerà fare piena luce, se si vogliono  evitare macchie sulla ideologia della Resistenza, e per evitare che si dica sbrigativamente e superficialmente che i "vincitori" hanno scritto la storia che faceva loro comodo scrivere. Io non credo che esista un "revisionismo", ma solo un opportuno completamento di fatti avvenuti  e  da analizzare,  e che  furono necessariamente celati o minimizzati  (fino ad oggi)   per permettere - cosa comprensibile e condivisibile -  il consolidamento del quadro politico.

3 - prima di prendere in esame il periodo Resistenziale, sarà opportuno fare un excursus storico del periodo antecedente.
Fino al 1938 il Regime Fascista aveva goduto di ampio consenso, per le numerose realizzazioni, per la stabilizzazione portata in Italia etc.
Purtroppo aveva limitato pericolosamente la libertà individuale e di coloro che gli erano contrari (Tribunali politici, confino, etc) ma - al di là degli assassini politici  (Matteotti, Amendola, Don Minzoni e qualche altro), superato il periodo delle "squadracce", il popolo italiano nella stragrande maggioranza aveva "accettato" la situazione. D'altra parte, è necessario ricordare che i Governi democratici precedenti, ispirati da casa Savoia, erano stati piuttosto "duri", quasi dittatoriali, (Bava Beccaris etc), e il Fascismo sembrò quasi più "dolce".
Certamente, la politica estera fascista era improntata all'aiuto ai regimi di destra (guerra di Spagna) e poi al completamento della avventura africana, iniziata molti anni prima, e volta a dotare l'Italia di un  "Impero",  forse per  convogliarvi  la emigrazione, ma soprattutto  perche' allora,  per divenire "grande e rispettata potenza", era necessario averlo.
Così  aveva insegnato  la storia passata, dalla Francia  all'Olanda  alla Spagna,  al Portogallo, fino all'Inghilterra.
Purtroppo, le "sanzioni" imposte all'Italia per le questioni africane, ci  buttarono in braccio  alla Germania, mentre  gran  parte  del Governo fascista  e  dei gerarchi  (compreso Ciano e Grandi)   era contrario, per le tradizioni culturali che ci legavano più alla Francia e all'Inghilterra.
Il prezzo dell'aiuto tedesco fu lo sciagurato  Patto d'Acciaio, e poi  l'Asse.  Hitler riuscì a irretire Mussolini, e il Re Vittorio  stava a guardare  senza opporsi.   A Monaco fu fatto il possibile per evitare la guerra; ci  si  sarebbe  potuti  opporre  più decisamente  a Hitler  fin da allora  anzichè compiacerlo come fecero Francia e Inghilterra:  ma forse la Guerra sarebbe iniziata prima.
Quando nel '39 Hitler entrò in Polonia, Mussolini lo seppe solo dopo l'inizio dell'invasione. Questo la dice lunga su come i tedeschi rispettavano il Patto con noi, e penso, per il Governo italiano non fu una bella cosa. Forza e brutalità, alternati con blandizie ideologiche (Hitler diceva di considerare Mussolini come una persona cui si era largamente ispirato per la filosofia nazista, ma non era vero: il fascismo non aveva una ideologia precisa, salvo il richiamo alla romanità).
 La politica antiebraica viene da noi  molto dopo e "obtorto collo", mentre il  "Mein Kampf" risente già dell'odio nazista contro le razze inferiori, compreso quella ebraica.
Da noi, Nicola Pende si illuse di aver dimostrato l'esistenza e la differenza tra le razze, stilando una "graduatoria" in cui era al primo posto la razza indoeuropea e la razza ariana, e questo costitui' la base "scientifica" perche' anche in Italia si facessero leggi razziali.
4 - Ed eccoci alla Guerra: Mussolini tergiversò - colla "non belligeranza" - più che potè, poi, di fronte agli straordinari successi dell'Esercito germanico, dopo il crollo della Linea Maginot, decise di entrare in guerra convinto che sarebbe durata non oltre sei mesi ("ho bisogno di 2000 morti per sedermi al tavolo della pace" - con analogie alla guerra di Crimea  del secolo prima).
Ma le cose andarono diversamente: dopo i successi vennero i guai, in Grecia, in terra d'Africa (noi fummo una bella  palla al piede  per i tedeschi, forse  hanno  perduto  per  causa  nostra),  e poi lo sciagurato  attacco alla Russia.
Il consenso al regime fascista stava declinando in Italia, e Mussolini - malgrado la lenta conversione e le sollecitazioni  del Re Vittorio Emanuele,   preoccupato più  di  Casa Savoia che della situazione italiana  - non aveva  il coraggio  di staccarsi dall'alleato:  forse pensava che  una qualunque   "pace
separata" avrebbe segnato la sua fine politica, dato che aveva sempre urlato "vinceremo!".

5 - Eccoci al 25 Luglio ‘43, preparato - sembra - da un accordo Grandi-Acquarone.
Gli italiani non volevano piu' saperne della guerra, che era attribuita esclusivamente (ma a torto) al volere del Duce. Questo spiega la euforia con cui fu accolta la notizia delle dimissioni di Mussolini, ma molti - ricordo - rimasero interdetti per il suo arresto, che "disonorava" Casa Savoia. Comunque, la guerra continuava a fianco dei tedeschi, con  Badoglio Primo Ministro.
Ma quando l'8 Settembre ’43  Badoglio annunciò l'armistizio "per la impossibilità di proseguire la guerra contro le soverchianti forze alleate",  accanto alla gioia per il ritorno a casa dei combattenti
si ebbe  un  forte sentimento di umiliazione soprattutto per il "tradimento" perpetrato nei confronti dell'alleato tedesco che non era stato nè consultato nè avvisato, assieme ad  una forte paura  per  le sue probabili reazioni. E intanto il Re fuggiva da Roma.
Occorre  notare  che  l'annuncio  di Badoglio  trasformo'  di fatto  le  forze  tedesche  da alleate  a "occupanti" a  loro  insaputa e  senza che lo volessero.
Ma la cosa più grave fu che nell'annuncio di Badoglio non c'è alcuna esplicita richiesta alle forze tedesche di lasciare l'Italia e di schierarsi a nord al di là dei confini. Per questo furono legittimate a restare in Italia, pensando di difendere la Germania nel contrastare l'avanzata alleata. Ma la mancata richiesta  di  evacuazione dell'Italia  ebbe  una conseguenza  molto  più  rilevante:  in pratica, il Re rinunciava ufficialmente  a estendere la sua giurisdizione  su tutta la parte del paese a nord della linea di combattimento, cioè su due terzi di Italia.

6 -  A questo punto, per la povera Italia, si profilava una dura e vendicativa dominazione tedesca, magari  con  un apposito "gauleiter"  al comando.   Ricordo benissimo  la  riorganizzazione  della Decima Mas a La Spezia, il 9 Settembre '43 e lo schierarsi al fianco dei tedeschi:  sembrò che in qualche modo si riscattasse il "tradimento".
Ma per non lasciare ai tedeschi  il comando assoluto  su gran parte  dell'Italia  era assolutamente indispensabile  dar vita ad  un  Governo italiano (certo,  fortemente  "controllato e condizionato"      dai tedeschi).
E dopo la liberazione di  Mussolini, la nascita della Repubblica Sociale Italiana, al di là della avversione per lui di una parte consistente del popolo italiano, fu salutata con gioia, perché era
di fatto uno  "scudo"   anche  se  labile   contro lo strapotere tedesco  e  restituiva  agli  italiani
la sovranità sull'Italia.
In effetti, nasce  con la Repubblica Sociale  la prima "resistenza" ai tedeschi : si  impedisce  che portino in Germania le industrie (compreso la  FIAT), si cerca di limitare le loro pretese territoriali, si  ristabilisce  una "legalità"  nella vita civile,  però  non  si  riesce a (o non si vuole)  evitare  il  trasferimento degli ebrei  in  Germania.
E soprattutto, col Manifesto di Verona e le altre prese di posizione, si cerca di introdurre qualcosa  di veramente nuovo, che verrà fortemente osteggiato dai  proprietari: la “socializzazione delle Aziende”, che introduce  per la prima volta  il concetto sacrosanto  di   partecipazione  agli  utili aziendali  per  tutti coloro che vi lavorano, operai, impiegati etc. Questo concetto viene ripreso e proposto (Amato etc) da molti economisti attuali: vedremo se avrà miglior fortuna!


Tornando alla questione della  legittimità della RSI, essa risiede nel fatto che:

a) non si poteva lasciare senza governo alcuno una parte consistente di Italia (oltre due terzi!).

b) si  doveva  ripristinare un  governo "alleato" dei tedeschi:  se avessero vinto la guerra,  forse si poteva recuperare qualcosa. Ricordiamoci che nel  '44 le nuove armi erano tutt'altro che fuori gioco: V2, V3 e bomba atomica (rallentando i neutroni con acqua pesante) potevano vedere veramente la luce. Mancò il tempo, ma con 6 mesi - un anno di guerra in più, chissà.   Fu  veramente  una  lotta contro il tempo.
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c) la RSI doveva quindi lottare contro gli angloamericani per ritardarne piu' possibile l'avanzata.
d) a livello di governo RSI si pensava veramente in buona fede di aver riscattato l'onore d’Italia compromesso dal comportamento del Re e di Badoglio. Non dimentichiamo le parole dei Generali  Alexander e Eisenhover  dopo la battaglia di Anzio: "I ragazzi della Repubblica Sociale hanno combattuto eroicamente e hanno riscattato in parte l'onore italiano".
e) la RSI fu riconosciuta da 11 paesi (ovviamente, gli alleati della Germania)  ma  non può  essere assolutamente considerata un "governo fantoccio", epiteto che si può dare solo ai governi promossi dai tedeschi in territori nemici e da loro occupati (Francia, Polonia, Cecoslovacchia etc) . Questo
non è il caso dell’Italia, alleata dei tedeschi fino al 7 Settembre ’43.

f) si doveva restituire una “legalità” alla vita civile del popolo, un governo efficiente per le mille necessità belliche e una magistratura funzionante; si doveva assolutamente impedire ai tedeschi di far “terra bruciata” dell’Italia, di portar via le Industrie più grandi, di annettersi parte del territorio italiano  (cosa riuscita solo in parte). Non  si riuscì  a evitare  (o non si volle)  il  trasporto degli ebrei in Germania.


7 –  la Resistenza
Con la nascita della RSI si pone un delicato problema: la ricostituzione del suo esercito. Molti lo volevano  di soli volontari, ma purtroppo  prevalsero  i favorevoli alla  coscrizione obbligatoria.
Occorre tener presente che  a fine ’43, dopo lo sbandamento seguito all’8 Settembre, gran parte
dei giovani non voleva più saperne della guerra: delusi dalle promesse di Mussolini, volevano solo tornare a casa.
Quando uscì il Bando Graziani che li richiamava alle armi, furono in molti che non vi aderirono.
Ma così facendo divenivano renitenti alla leva, disertori, passibili di fucilazione immediata dopo sicuro riconoscimento delle generalità. Così accadde per i poveri cinque ragazzi di Firenze, fucilati davanti allo Stadio Berta.
 Questo sarà in seguito il destino di tutti i partigiani catturati, salvo quelli imprigionati per eventuale “scambio” o per estorcere loro mediante tortura  informazioni  su  loro colleghi e sui luoghi  ove si radunavano.
Dopo un periodo di ombra, in cui chi non aderì al Bando Graziani si nascose nelle case o “andò in montagna”, nacquero i primi gruppi di persone che cercarono di difendersi dall’essere scovati e poi passati per le armi. Ma solo successivamente, quando sorsero o  tornarono dall’estero  i futuri capi politici, nacquero le Formazioni Partigiane, col compito  non più di  difendersi, ma  di  attaccare i tedeschi e le Formazioni della RSI.
Ecco via Rasella e la rappresaglia delle  Fosse Ardeatine. Terribile fu la scelta e la responsabilità dei capi partigiani, che da allora in poi sottopose anche la popolazione civile alle eventuali rappresaglie da parte di chi (tedeschi e RSI)  non aveva tempo né possibilità (perché doveva fare la guerra agli angloamericani!) di cercare e punire i veri responsabili degli attacchi proditori, per di più compiuti da persone “senza divisa” e quindi  fuori dalla tutela delle leggi di Ginevra. Ma d’altra parte, senza questa scelta non ci sarebbe stata la Resistenza, i suoi ideali, i suoi martiri, e la nascita di una coscienza nuova nel popolo italiano.

8 -  le contraddizioni nella Resistenza
Gli angloamericani  (oltre un milione di uomini)  lentamente avanzavano,  si  formava “l’esercito del Sud”  (che Casa Savoia  riuscì  a organizzare  malgrado forti resistenze inglesi), le  Formazioni partigiane aiutavano come potevano, data la non forte consistenza (30.000 – 50.000 uomini).       Ma  gravi  furono i dissidi politici  nel loro interno: c’era chi voleva dar vita  - dopo l’eventuale vittoria angloamericana -   ad una Democrazia  rappresentativa, ma c’erano altri  (i Gappisti etc)     che miravano all’instaurazione di una Dittatura del proletariato, come in Russia.
Gravi  episodi  accaddero:  scontri (Porzus etc),  denunce ai tedeschi dei luoghi  ove erano le Formazioni rivali  perché  fossero eliminate (senza responsabilità diretta!),  uccisioni  di  capi “moderati”  etc.  Comunque, non si può e non si deve mettere in dubbio la buonafede, né degli aspiranti alla democrazia, né degli aspiranti alla dittatura, anche se i metodi impiegati necessiterebbero di seria riflessione.   

9 –  il 25 Aprile ‘45
Gli angloamericani avanzavano rapidamente, dopo l’aggiramento in Adriatico della Linea Gotica.
Il Generale Wolff stava trattando (con emissari in Svizzera, e all’insaputa di Mussolini, e di Hitler, naturalmente)  la resa  degli  ottocentomila tedeschi  in Italia   Le  forze  della  Resistenza  erano aumentate  consistentemente dalla fine di Marzo    chi rinuncia  in  Italia   a salire sul carro del vincitore? –   da poco meno di centomila aderenti a oltre un milione.
L’insurrezione di Milano fu il culmine: là si intravide il nuovo futuro ordinamento italiano, probabilmente il sistema democratico, che in ogni caso, volenti o nolenti, sarebbe stato imposto dai vincitori. La spartizione del mondo fatta a Yalta non lasciava dubbi, e Stalin (e quindi Togliatti) si adeguarono senza batter ciglio. Stalin poi, rispettando i patti per l’Italia, avrebbe avuto mano libera per imporre i suoi governi “fantoccio” nell’oltre cortina, durati – tra rivolte varie – fino alla caduta del muro di Berlino.
Ma  un   fatto di  inaudita gravità  avvenne il 26 – 27 – 28 Aprile:  l’assassinio  senza  processo dell’intero Governo della RSI, malgrado il disperato tentativo degli americani di prenderli tutti prigionieri.   La responsabilità fu del CLN, o forse del CLNAI, che emise una condanna a morte “nel nome del popolo italiano”. Lo stesso Pertini, interrogato da cronisti RAI, rievocò il mancato incontro con Mussolini dal Cardinale Schuster (arrivò tardi),  dicendo espressamente che se era presente avrebbe chiesto la resa  senza condizioni  di tutte le forze della RSI e  l’arresto  del  suo Governo, e  alla richiesta  del cronista  su cosa  avrebbero  fatto  dopo,  rispose   testualmente:
 “Li avremmo passati per le armi..”
Certo, un processo tipo Norimberga sarebbe stato estremamente scomodo per i vincitori. Meglio evitarlo. Ma il popolo italiano aveva il  diritto-dovere  di parteciparvi, quale  accusatore e  quale imputato.

Dopo questa lunga premessa, su cui ti prego farmi ogni tipo di critica per capire cosa condividiamo e cosa non,  mi accingo a rispondere alla tua lettera.

Ritengo di grande importanza quello che ti dirò. Ne va della sopravvivenza dell’ANPI e del Movimento Partigiano, che potrà durare in futuro nella misura in cui saprà storicizzarsi e accettare la buonafede dell’avversario.

Tu parli di ” non recare offesa ai principi che regolano i comportamenti della persona umana” ed “evitare di minare le basi delle regole democratiche”.
Giusto.
Ma questo, se vale per i “vincitori” deve valere anche per i “vinti”, altrimenti si vuole una pacificazione esclusivamente imposta ai vinti  in base ad un criterio personale, soggettivo, costruito dai vincitori per umiliare e non riconoscere loro alcuna legittimità .
Quindi, NON RECHEREMO OFFESA NEMMENO AI   PRINCIPI  CHE  REGOLARONO  I COMPORTAMENTI  DELLE  PERSONE CHE  CREDETTERO  E  MILITARONO  NELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA.
Giusto?
Poi:    la “verità storica”, quella vera, NON MINA LE BASI DELLE REGOLE DEMOCRATICHE E DELLA CONVIVENZA CIVILE.    La  nostra  Costituzione  non teme  alcun  revisionismo   perché adotta  principi generali  validi per tutti  e valori  non necessariamente  e  non solo  ispirati dalla Resistenza ma anche dalla Costituzione della RSI.   Non dimentichiamo inoltre che il referendum sulla monarchia/repubblica andò in favore della repubblica proprio perché al nord la RSI “abituò” gli italiani  per 600 giorni  a  fare  a  meno  della monarchia   (e ne  stigmatizzò i comportamenti), malgrado che i Savoia avessero origine nel nord.  I voti alla monarchia vennero soprattutto dal sud, ove aveva continuato a regnare il Re.
Per quanto riguarda la buonafede, non si può mettere  in discussione quella del singolo: ma allora nemmeno quella di un gruppo di singoli, né quella formata da un esercito di gruppi di singoli o da un governo formato da singoli.
Quando riusciremo a esaltare l’avversario (tanto più se vinto) per i valori di cui fu portatore – e che anche i vincitori in parte assunsero – anziché solo denigrarlo per gli errori commessi?
Analizzare  con serenità  i comportamenti del vinto  fa  più grande  e storicizza il vincitore;  così facevano gli antichi romani (leggi, ad es., Sallustio Crispo e la morte di Catilina).
E soprattutto non deriderne né il ricordo né i nomi, e non deridersi a vicenda: quando finiremo di chiamare i soldati della RSI   “repubblichini” e non “repubblicani”, come li chiamavamo nel ’45 e fino al ’50 ? Quando smetteremo di chiamare “Repubblica di Salò” (per tentare di minimizzarne e deriderne la portata) la Repubblica Sociale Italiana ?
E dico agli esaltatori della RSI:  quando la finirete di chiamare “Resistenzina” (per minimizzarne l’importanza) la Resistenza,  e la finirete  di chiamare “grattigiani”  (perché rubavano nelle case,  per necessità, soprattutto il cibo) o “banditen” o “ribelli”,  i  Partigiani?

Quindi, diremo ai nostri giovani:
Viva Casa Savoia, per l’unità d’Italia conseguita (magari un po’ fortunosamente) al termine del Risorgimento e per la democrazia (magari un  po’ autoritaria) realizzata dai suoi Governi, che in ogni caso avviarono la trasformazione in senso moderno dell’Italia.
Abbasso Casa Savoia, per l’acquiescenza al Fascismo,  fino a permetterne la trasformazione in “regime” con lo scioglimento del Parlamento (e  sua trasformazione in “Camera dei Fasci e delle Corporazioni), e per l’adesione alle Leggi Razziali,  la mancata ostilità alla alleanza con i tedeschi e all’inizio della Guerra, e per il suo non onorevole atto conclusivo.
E dopo la nostra sconfitta l’8 Settembre, diremo ai giovani:
Viva la Repubblica Sociale Italiana, per la sua Costituzione, per i valori di fedeltà ad una alleanza tradita, per la strenua ed eroica resistenza agli Angloamericani, per la riaffermazione dell’esistenza di uno Stato italiano (del nord) e la sua organizzazione, anche quando altri lo avevano abbandonato al suo destino di “terra di nessuno” colonizzata (e brutalizzata)  dai tedeschi, per il martirio subìto dai suoi seguaci fino al 1947.
Abbasso la Repubblica Sociale Italiana, per non essersi opposta con fermezza alla esasperazione delle rappresaglie e delle stragi tedesche (rasentandone la connivenza), per la riaffermazione delle Leggi Razziali e non avere impedito il trasporto in  Germania degli ebrei italiani (che dovevano restare sotto la sua giurisdizione),  per il terribile Processo di Verona (vendetta per il  25 Luglio).
Viva la Resistenza, per i grandi ideali di cui fu portatrice (che poi hanno condotto alla attuale Costituzione), sia  che  affermassero  per l’Italia  la necessità  di  una forma  di  Democrazia rappresentativa che abolisse il totalitarismo fascista sia che tendessero all’affermazione di una Dittatura del proletariato di stampo sovietico che lo sostituisse.
Viva la Resistenza, per  il martirio  di  tanti  partigiani, per  il  contributo al  riscatto del popolo italiano nel dopoguerrra, nel tentativo di  non lasciare  che ciò  avvenisse  esclusivamente  ad  opera
dei vincitori angloamericani, e per aver costituito il terreno per la ricostruzione e la ridefinizione dei partiti che avrebbero dato vita alla democrazia parlamentare.
Abbasso la Resistenza, per gli orrori della lotta politica tra i suoi aderenti, per l’assassinio senza processo dell’intero Governo della RSI, per aver permesso che l’odio per il vinto si trasformasse anche in vendette personali volte all’eliminazione di persone scomode e ciò almeno fino al ’47,    per il tentativo, ancora oggi in atto, di demonizzare, dileggiare, minimizzare i valori dell’avversario vinto, e per la mancata volontà di storicizzazione,  equanime valutazione, accertamento di veridicità di fatti, valutati e messi in luce spesso solo in base al loro apporto concreto al mito resistenziale.      

Certo,  per la creazione di una “storia e memoria condivisa” occorrebbe una Commissione Parlamentare “ad hoc” che redigesse i testi con l’aiuto di tutti. Ma forse ce la faremmo, invece delle storture della storia cui assistiamo continuamente e che hanno motivazioni politiche.

Caro Massimo, ho espresso le mie idee. Sarei felice se l’ANPI   potesse recepirne qualcuna che ponesse termine ai gravi dissidi, non tanto ideologici (che debbono sempre esserci) quanto di veridicità sui fatti avvenuti e generatori di storia.
Attendo qualche tuo commento.  Cordiali saluti.        

 Fabio UCCELLI





CORRISPONDENZA CON PRESIDENTE A.N.P.I. MASSIMO RENDINA

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F rom: "Massimo RENDINA" <m.rendina@mclink.it>
 T: <f.uccelli@ing.unipi.it>
 Cc: <anpi.naz@libero.it>
 Sent: Monday, January 07, 2008 12:46 PM
 Subject: Spam: pacificazione


 La ringrazio degli auguri che ricambio di cuore. Quanto al suo invito
alla pacificazione (ritengo: con i fascisti della repubblica di Salò), ricordo
 che questa è sostanzialmente avvenuta sul piano giuridico all' indomani
 della Liberazione, con l'amnistia che va sotto il nome di Togliatti
 allora ministro di Grazia e Giustizia. Di essa si giovarono addirittura molti
 criminali di guerra (tali secondo leggi e convenzioni di Ginevra).
 Rimangono il problema etico e le implicazioni storiche connesse al
 termine "pacificazione". Mi spiego: se mediante un' ulteriore dichiarazione,
 appunto,di pacificazione, si vuole dare ad essa il significato, (sia morale
 che storico) di uguale riconoscimento delle scelte e del dovere compiuto
 dai partigiani, dai militari inquadrati nelle forze armate alleate, dai
 prigionieri nei lager nazisti che si rifiutarono di aderire alla R.S.I,
 e delle scelte e dell'operato dei fascisti di Salò, invocando, come fa Lei,
 sia pure generosamente, la "buonafede" quale unico elemento di
 valutazione, è evidente che in tal modo si recherebbe offesa sia ai principi che
 regolano i comportamenti della persona umana, sia alla verità storica,
 minando le basi sulle quali poggiano le regole democratiche e della
 convivenza civile prescritte dalla nostra Costituzione, ispirata,
 peraltro, ai valori resistenziali.
Il che non impedisce che sul piano individuale non
 vi possa essere il riconoscimento della buona fede, ma non un
 ricoscimento collettivo preso a pretesto per le valutazioni, ripeto, etiche, storiche e
 sostanzialmente politiche (come sta avvenendo attraverso certo revisionismo
 storico).
Distinti saluti, Massimo Rendina



domenica 24 aprile 2011

UCCELLI - LETTERA A PERTINI 1978

Fabio Uccelli                                                                                           Firenze, giorno della Elezione
Via Faenza 66
FIRENZE       


  Lettera di un bimbo del '43 
   A Sandro Pertini, Presidente di tutti gli italiani


Un bimbo poco più che decenne, nell'autunno tristissimo che vide l'inizio della guerra civile in Italia, piangeva, nell'atto di lasciare l'amato Appennino che un esercito tedesco già presago della imminente fine di un folle sogno si apprestava disperatamente a trasformare in ultimo baluardo gotico.
Nel suo pianto c'era non tanto l'umiliazione per una guerra sconsideratamente iniziata e ovviamente perduta, quanto un terribile presentimento: stavano per affrontarsi e uccidersi fratelli, parenti, amici, italiani insomma, che non riconoscevano la Patria comune se non nella vittoria del proprio ideale, e forse nella eliminazione fisica del proprio avversario; a tanto ci aveva condotto la logica di una dittatura.
Quel bimbo non poteva capire la necessità storica di un bagno di sangue tra fratelli per riconquistare le libertà perdute, perché non sapeva la sofferenza di chi lottò invano per mantenerle.
Pianse ancora, dall'alto delle colline attorno Firenze, chiedendosi perché mai, al di là della guerra degli Eserciti stranieri, gruppi di Italiani si affrontassero e si uccidessero tra loro con animo e determinazione pari se non superiori a quelle che opposero tra loro gli antichi Romani all'epoca della lotta contro Catilina.
Pianse, rispettando, indipendentemente dalla giustizia dei loro ideali, Coloro che erano morti dall'una e dall'altra parte, pur fidando nella vittoria dell'ideale più giusto, quello di libertà.     
Pianse infine amaramente quando si decise di uccidere il Tiranno, sottraendolo ad un pubblico processo cui tutto il popolo italiano aveva il diritto-dovere di partecipare: forse sentiva che si era perduta per sempre l'occasione per una pacificazione che non è più avvenuta.
Quel bimbo è divenuto uomo in questa nostra Repubblica, e da allora ha fatto suo il Tuo insegnamento sul carattere sacro ed assoluto della Libertà bene supremo ed inalienabile, anche se talvolta il sapore amaro di quelle sue lacrime gli torna in gola, quando certe Brigate che si dicono Rosse uccidono predeterminatamente e in realtà senza processo, quasi a voler nuovamente innescare una spirale di divisione e di odio che tutti noi, oggi uomini liberi, dobbiamo respingere e combattere, come Tu dici, a costo della nostra stessa vita.
All'Italia auguro che la Tua vita, lungo travaglio iniziato nella lotta di parte sofferta e partecipata come pochi altri ma concluso nel suo più luminoso superamento, sia un esempio ed un monito per tutti noi a ricercare instancabilmente in ciò che sembrò e sembra dividerci ciò che in realtà ci unisce, perché questo è l'unico insegnamento da seguire per chi voglia veramente il bene della Patria comune, nell'ambito di una dialettica solidamente e solidalmente democratica.
A Te auguro di poter veramente essere il Presidente di tutti gli Italiani, nel segno di una ritrovata concordia nazionale che unisca tutti i morti ed i vivi di ieri e di oggi.
                                                                         
     (Fabio Uccelli)

LETTERE DOPO CONFERENZA DI PISTOIA

Sent: Saturday, December 04, 2010 6:03 PM
Subject: Re: LA "PROPOSTA DI PACIFICAZIONE" AL LIONS CLUB DI PISTOIA

Caro amico Giannelli,
nel 1944 avevo 12 anni e ti assicuro che vedevo e capivo tutto (ho imparato a leggere a 3 anni). Ho conosciuto Ufficiali della Wermacht, sottufficiali delle SS (uno mi ha dato anche uno sganassone, come leggerai nel "Vitiano" dei miei "Frammenti di vita" che ti accludo e che sono in classifica per la migliore autobiografia dell'anno, al Premio Città della Pieve), uomini delle Brigate Nere, partigiani. Anzi, ho salvato due capi di loro da morte certa, avvertendoli dell'improvviso ritorno di Von Rilder e dei suoi scherani nella villa dove eravamo (dove erano venuti a contrattare provviste da dare alla loro Formazione): Perchè li ho salvati? Perchè anzitutto erano uomini, italiani con la loro buonafede e i loro ideali. Analogamente avrei salvato (ma non se ne è presentata l'occasione) anche militi della RSI o delle Brigate Nere, anche loro uomini in buonafede e con i loro ideali. Rileggi la mia lettera del '78 a PERTINI e mi capirai meglio.
Vengo dettagliatamente a ciò che scrivi.
La mia lettura storica non è fascisteggiante (non so quale lettura storica hai fatto tu - certo, data la tua età, nel '43 forse eri troppo piccolo per ricordare -). Sono stato soltanto due anni Figlio della Lupa, ma mai fascista o di destra, o di sinistra. Ho vissuto tutti i fatti e avuto tanti racconti di protagonisti. I libri che mi hanno coinvolto di più sono quelli di Renzo De Felice (fascista anche lui?), sulla Storia del Fascismo, ma è morto prima di fare l'ultimo libro, sull'epilogo della Repubblica Sociale.
Francamente penso che ti sia completamente estranea una vera lettura storica, che tu fai solo se contiene apologia e propaganda della Resistenza e non solo delle sue cose migliori ma anche delle peggiori: perchè non parli e  ti commuovi per i fascisti morti ammazzati fino al '47 dai comunisti solo per vendette personali o per odio ideologico?
Veniamo ai famosi "numeri", che contesti senza proporre i tuoi. Ti elenco i miei, tratti da De Felice, dai libri di Graziani, Pisanò, Pansa, Vespa.
Gli angloamericani (e loro alleati) sbarcati in Italia erano circa un milione, e nessuno lo contesta (salvo, forse, tu)
 I Tedeschi erano poco più che 800.000, mentre l'Esercito RSI più le Brigate Nere e GNR erano sui 400- 500.000 (De Felice).
I Partigiani, dopo la nascita della RSI,  inizialmente non superavano i 50.000, troppo pochi per incidere su operazioni belliche, ma abbastanza per fare attentati e provocare rappresaglie e stragi. Per questo  io ho dato al CLN e ai Partigiani la completa responsabilità morale di quanto avvenuto, mentre tedeschi e RSI avevano la responsabilità materiale. Non capisco il vostro disaccordo su Via Rasella, dato che Barontini dice che l'attentato non doveva essere fatto. Perchè? 
I numeri delle stragi tedesche: quelle dell'"armadio della vergogna" a La Spezia (ho conosciuto il Procuratore Gen. Militare che me lo  ha confermato) annoverano tra i 20.000 e i 30.000  morti).
I Fascisti uccisi dal '45 al '47 furono: 200.000 secondo Rodolfo Graziani (vedi il libro "Ho difeso la Patria", scritto dopo la sua reclusione - circa un anno - e il processo a lui fatto dal Tribunale Alleato, che lo assolse). Pisano', Pansa, Vespa parlano di una cifra tra i 30.000 e i 50.000.
VUOI DIRMI I NUMERI TUOI?
La figura meschina l'avete fatta voi, non storicizzandovi, non volendo neppure considerare l'avversario vinto, rifiutando odiosamente ogni proposta di pacificazione.
Stai tranquillo, che la sfilata assieme prima o poi la faremo! Ti ricordo che oggi, in America,  nelle rievocazioni storiche i Labari sudisti sfilano assieme a quelli nordisti,  e in Francia i Labari delle Associazioni dei Reduci dalle campagne napoleoniche sfilano assieme a quelli degli altri Reduci. Loro si sono storicizzati prima, come - spero presto -  farete anche voi.
La "repubblichetta di Salò" (ormai ti è rimasto solo il vilipendio, come unica consolazione!)  andava dalle Alpi a oltre Montecassino, due terzi di Italia, ( non è poco) e aveva conservato tutta la struttura statale precedente (Prefetti, Tribunali, Podestà etc).
Le tesi sulle stragi non sono mie, ma degli storici citati. Certo, bisogna vedere cosa hai raccontato agli studenti di terza media, che poverini, sono assai lontani da quanto avvenuto.
Non c'è stato tempo - data l'ora tarda - di rispondervi. L'unico intervento, peraltro senza dati e assolutamente generico, è stato quello di Giovanni Chelucci, col quale sono in contatto perchè mi specifichi meglio ciò che voleva dire, dato che nessuno lo ha capito.
 Dagli altri ho avuto solo attestati di stima, uniti alla riprovazione per le vostre tesi senza costrutto. 
Ti prego, non raccontare che i Partigiani hanno liberato l'Italia e sconfitto l'Esercito Tedesco, la Germania e la Rsi.
La realtà è ben altra, e tu lo sai benissimo. Gli Angloamericani hanno vinto la guerra e ci hanno dato la democrazia, anche per motivi economici. Peraltro, non ho mai negato che un grande contributo alla affermazione di una coscienza democratica antinazista e antifascista sia venuto dalla Resistenza.
La mia Relazione con gli allegati è già nelle mani del Presidente Napolitano e dei principali esponenti politici
Avvicinandomi al termine della mia lunga e meravigliosa vita, sento che debbo fare tutto ciò che posso per affermare la necessità di una riconciliazione, e di una pacificazione tra i contendenti italiani dell'ultima fase della Guerra. E' l'ultimo mio impegno.
Per questo, faro' Conferenze di questo tipo in ogni città d'Italia e forse scriverò un libro sull'argomento.
Non hai altro modo per fermarmi che una sventagliata di mitra, e potrai farlo facilmente dato che non ho una scorta, come Pansa e Vespa. Ma tutti sapranno chi sono i mandanti, e ciò accelererà  la vostra scomparsa.
Molti cordiali saluti
Fabio Uccelli
----- Origi.al Message -----
Sent: Friday, December 03, 2010 11:58 AM
Subject: Re: LA "PROPOSTA DI PACIFICAZIONE" AL LIONS CLUB DI PISTOIA

Pistoia 1 dicembre 2010


-    Prof. Fabio Uccelli


Oggetto: risposta.

Non comprendo il suo insistere sull’argomento oggetto dell’incontro-scontro della settimana passata alla cena dei Lions di Pistoia.
Non ho trovato, nei suoi lunghi scritti, niente di condivisibile: numeri completamenti errati, lettura storica fascisteggiante, presunzione di conoscere una materia che a Lei è completamente estranea, frasi e concetti degni della peggiore propaganda nazifascista.
Posso darle solo il consiglio di dedicarsi alla musica, alla fisica o alla chimica, scienze da Lei conosciute dato che ne è docente universitario; lasci stare la storia dato che non è in possesso di nessun metodo scientifico, o per lo meno attendibile, connesso a questa materia.
Ha fatto una figura meschina, come si sarà accorto dall’unico intervento fatto dal pubblico, ha fatto la figura di una persona ampiamente impreparata sui temi che doveva relazionare, ha proposto cose risibili (la sfilata delle bandiere partigiane insieme ai labari della repubblichetta di Salò), ha rispolverato tesi (quella sulle stragi) che nemmeno uno studente di III media si sognerebbe di esporre ad un esame di licenza.
Per questo motivo Le consiglio vivamente di passare ad altro argomento visto che la sua poliedricità Le permetterebbe certamente di impiegare meglio il tempo e, magari, di servire a qualcosa.
A non risentirci

Prof. Fabio Giannelli
Direttore dell’I.S.R.Pt.

PS) il Presidente Barontini non ha inteso rispondere alla Sua perché ha cose più importanti da fare.



Il 28/11/2010 20.58, Fabio Uccelli ha scritto:

Gent.mi Drr. BARONTINI e GIANNELLI
ISTITUTO STORICO DELLA RESISTENZA
e, p.c.
Gent.mo Dr. Rolando RICCI
A.N.P.I. - ITALIA
LORO SEDI
Carissimi Barontini e Giannelli,
dopo la mia Relazione al Lions Club di Pistoia, avete fatto il vostro intervento, che è stato abbastanza fuori tema perchè non centrato sulla mia "Proposta di Pacificazione" ma volto esclusivamente  a contestare alcuni lineamenti storici della Relazione medesima e sopratutto a fare la solita propaganda della Resistenza e a respingere ogni possibile idea di Pacificazione.
Desidero inviarvi la mia Relazione completa, con gli allegati, pregandovi di contestarla per iscritto punto per punto. Ciò mi servirà a correggere eventuali imprecisioni, prima di inviarla a tutti i Lions italiani, agli altri Clubs interessati e ai massimi Responsabili politici.
Data l'ora tarda non fu possibile commentare le vostre parole, ma anche se respingete ogni pacificazione, sarà sempre possibile (spero) un dialogo tra noi.
La cosa che mi preoccupa di più è che dalle vostre parole traspariva ancora un odio per l'avversario vinto, che non è più accettabile dopo 65 anni dalla fine della guerra vinta dagli Alleati angloamericani con l' aiuto delle Forze Partigiane del CLN.  Anche perchè voi parlate ai giovani e organizzate visite e pellegrinaggi a Cippi e zone ove avvennero terribili rappresaglie e stragi conseguenti ad attacchi proditori compiuti verso la Wermacht e i Reparti della R.S.I., e ai giovani occorre parlare con verità e con rispetto degli avversari vinti, se si vuole che veramente ascoltino e accettino che la democrazia, instaurata in Italia anche col vostro impegno, è preferibile a ogni totalitarismo. Certo, avete ostacolato ogni cippo o ricordo delle persone che sono state uccise fino al '47 perchè fasciste, o per vendette varie. Triste è anche la storia delle lapidi poste e sempre (da voi?) demolite  a ricordo del campo di concentramento di Coltano (Pisa) e dei suoi ospiti. 
Ricordiamoci il grande consenso che aveva il fascismo fino al '39 - '40. Ciò fece sì che gran parte degli italiani identificò il fascismo con la propria Patria. Essere fedeli al fascismo voleva dire per loro essere fedeli alla Patria e onorare la parola data. Per questo non si può mettere in dubbio la buonafede della R.S.I. e dei suoi Reparti combattenti, che non è certo inferiore alla buonafede che ebbero i Partigiani, sia quelli democratici che quelli totalitaristi.
Vi invito a leggere attentamente la corrispondenza con Massimo Rendina, e sopratutto la ultima lettera, che invita l'ANPI a non essere ormai l'unica "fomentatrice di odio" rimasta in Italia, e a storicizzarsi, se non vuole scomparire.
In attesa di Vs/ riscontro, molti cordiali saluti
Fabio Uccelli




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domenica 17 aprile 2011

ASSASSINIO - DICHIARAZIONE DEI PARLAMENTARI

ASSASSINIO

Il 26/27 Aprile 1945 veniva assassinato Benito Mussolini, Claretta Petacci, l’intero Governo della Repubblica Sociale Italiana,  senza processo, solo su “condanna in nome del popolo italiano”  del Comitato di Liberazione Nazionale.

Dato che non c’è prescrizione per i reati di tortura e uccisione  su civili e militari prigionieri di guerra, la Procure Civili o Militari della Repubblica dovranno aprire finalmente il processo di accertamento delle responsabilità e di condanna - anche post mortem - dei responsabili..

Non c’è dubbio che sono imputati tutti i Membri del CLN nazionale. La condanna fu essenzialmente voluta dai Membri dei partiti di sinistra, ma non risulta che - pur dissociandosi - gli altri rappresentanti dei partiti si siano dimessi dal CLN lasciando intera la responsabilità agli altri.

L’assassinio è ricaduto sui partiti di sinistra, e su quanti non si dissociarono con dichiarazione pubblica personale.
Anche gli altri partiti (DC, partiti di centro, partiti di destra) non si dissociarono pubblicamente e sono da considerarsi conniventi.

Oggi, deve essere richiesta a tutti gli uomini politici una dichiarazione individuale di dissociazione e di condanna di tali avvenimenti.  Solo così potremo rientrare in una parvenza di legalità.

Con estrema probabilità, il terrorismo rosso e nero è stato causato anche dalla mancanza di una chiarificazione e di un processo anche postumo sia al Governo della RSI che ai suoi assassini. Così  sono nati i due terrorismi, da una doppia frustrazione: il terrorismo nero dalla demonizzazione degli ex-appartenenti alla RSI, convinti di essere rimasti nella linea del non tradimento e della difesa ad oltranza della Patria; il terrorismo rosso, dall’essere stato tradito dalla Resistenza e dal  PCI, che hanno dato vita in Italia ad una democrazia rappresentativa anziché lottare ad oltranza per una dittatura del proletariato di tipo sovietico 
L’unico uomo politico che si è pubblicamente dissociato stigmatizzando l’accaduto  (e soprattutto l’uccisione di Mussolini) è stato Massimo D’ALEMA:
Si invitano tutti gli uomini politici a seguire il suo esempio se non vogliono essere tacciati di connivenza postuma con gli assassini e di essere loro eredi.

PROCESSI

L’Italia potrà riacquistare un minimo di credibilità storica internazionale solo se farà due processi:

Il primo, a Mussolini, al Governo della RSI, a quanti hanno voluto l’ultima guerra e sono responsabili di errori e di orrori, compreso il processo di Verona. Non sarà facile, ma dovremo farlo, regolare, con un accusatore (italiano o no) e con gli avvocati difensori, come fatto dagli Alleati a Norimberga, anche se in mancanza degli imputati, che potranno anche essere condannati a morte se ne ricorre il diritto.

Il secondo, al CLN e a quanti hanno assassinato senza processo Mussolini, la Petacci, l’intero Governo RSI,  e tutti gli appartenenti alla RSI dopo la fine della guerra (dal 25 Aprile 1945 a tutto il 1947).

E’ peraltro da rimarcare che la Resistenza, anche se militarmente ininfluente per le sorti della guerra e per la conquista d’Italia da parte degli Alleati, riveste per l’Italia un grande valore fondante di democrazia e di libertà. La vittoria del concetto democratico su quanti volevano una nuova dittatura comunista ha fatto sì che l’Italia divenisse quella che è, pluralista e democratica, con una Costituzione di notevole valore. Ma proprio per questo, la Resistenza va depurata  da quanti ne infangarono, con i loro crimini e le uccisioni senza processo, il nome e gli scopi. 

DICHIARAZIONE

Da sottoscrivere da parte di ogni Parlamentare italiano:

Io sottoscritto…………… Deputato/Senatore della …Legislatura, appartenente al Partito…. intendo dissociarmi pubblicamente da quanto accaduto tra il Maggio 1945 e il  1947, in ordine alla uccisione dei membri del Governo della RSI e di tutti gli ex-fascisti, avvenuta senza regolare processo. Con la presente dichiarazione deploro il comportamento tenuto dai Dirigenti del mio partito (se già costituito) in quelle occasioni e auspico la apertura di un regolare processo postumo e chiarificatore a tutti i Membri della RSI e ai loro assassini.

Fabio Uccelli
  

LETTERA UCCELLI A TRIBUNALE SUPREMO MILITARE

Prof.  Ing.  FABIO   UCCELLI
DOCENTE NELL’UNIVERSITA’ DI PISA
Via  Cittadella,  15 - 50144   FIRENZE
Tel.  055 - 363912      
Via XX Settembre, 162  - 19100  LA SPEZIA
Tel.  0187-739883
Cell. 389-6741070


Gent.mo Dr. Vito Niccolò DIANA
Presidente
e, p.c.
Gent.mo Dr. Fabrizio FABRETTI
Procuratore Generale
CORTE MILITARE D’APPELLO
Via Degli Acquasparta,2
00186  ROMA

Oggetto: Esecuzione del Governo della Repubblica Sociale Italiana

Nel tentativo di arrivare ad una storia realmente condivisa, non viziata e alterata da alcuna ideologia,  nel rispetto pieno della buonafede di ciascuna delle parti che si affrontarono nella terribile ultima  parte del II° Conflitto mondiale, nella convinzione che solo il Tribunale Supremo Militare ha espresso nel dopoguerra parole di grande serenità e analisi, finalmente scevre da passione politica  (Sentenza n° 747 – 26.4.1954), mi pregio formulare le seguenti richieste.

-         considerato che il Governo legittimo del Re era “sotto tutela” dell’ Allied Military Governement e aveva una limitata autonomia
-         considerata l’esistenza nel nord-Italia del Governo “di fatto”, ma legittimo, indipendente, belligerante, della Repubblica Sociale Italiana
-         considerata la “non belligeranza” delle forze partigiane, comandate da capi indicati con “pseudonimi” ma soggette agli ordini del CLN – Comitato di Liberazione Nazionale, organismo autoreferente e autocefalo, non costituente né appartenente ad alcun Governo

                                                    
                                                    CHIEDO

che sia finalmente presa in esame la legittimità della sentenza di morte pronunciata da detto Comitato di Liberazione nei confronti di Benito Mussolini e soprattutto se era legittimo compiere il deliberato di tale sentenza senza processo alcuno, dato che, in ogni caso, sia lui che l’intero Governo della RSI catturato a Dongo il 25/05/45, dovevano considerarsi “prigionieri di guerra” e avrebbero dovuto applicarsi nei loro confronti le convenzioni dell’Aia e di Ginevra.          

                                          FACCIO PRESENTE

che il comunicato annunciante l’esecuzione porta le firme di tutti i Membri del CLN, quali rappresentanti di tutti i Partiti che dettero vita alla Resistenza.
Tale esecuzione ha pesato come un “peccato originale” sulla nostra democrazia e sulla Resistenza, che avevano intenzioni di giustizia, di equità, ma non di vendetta.
Il fatto citato ci ha alienato a lungo il giudizio degli storici e dei politici di molti Paesi europei e d’oltre Atlantico, e la ferita al Diritto Internazionale non è stata ancora sanata.
La Sentenza n° 747 – 26-4-54  recita testualmente:
 “Questo Tribunale Supremo Militare ricorda l'anelito di pacificazione che pervade tutto il popolo italiano e tutti i partiti, nessuno escluso, anelito tradotto dai singoli Governi che si sono susseguiti, dal 1946 ad oggi, in decreti di Sovrana clemenza, intesi a porre sempre più sullo stesso piano morale tutti gli italiani in buona fede, per modo che tutti si sentano figli della stessa Patria, e non vi siano più dei tollerati, degli umiliati e dei reietti, cui si possa, ad ogni istante, rinfacciare un passato che fu piuttosto opera del fato, che degli individui, salvo la legittima repressione dell'azione delittuosa, da chiunque commessa, secondo i canoni immutabili del puro diritto”.
 “Le leggi che continuamente si susseguono in pro della pacificazione (da ultimo la pensione concessa agli appartenenti alla milizia), dimostrano a chiare note, l'indirizzo non solo giuridico, ma altresì etico del Governo e del Parlamento.”
Purtroppo, dal ’54 ad oggi sembra che si siano fatti passi indietro nella auspicata pacificazione e nella acquisizione della verità storica, che non può soggiacere a ideologia alcuna.

Pertanto, mi pregio chiedere se è oggi possibile, da parte vostra, impostare due processi:

-         uno, a Benito Mussolini e al Governo della RSI per eventuali crimini commessi, anche con sentenza di morte se ne ricorre il diritto
-         uno, ai Membri del CLN (o CLNAI) per l’esecuzione compiuta senza processo e solo  “in nome del popolo italiano” (quale?).

Tutto questo senza voler mettere in dubbio il valore e il sacrificio di quanti, nella Resistenza, combatterono e si immolarono per un nuovo, giusto, democratico ordinamento della società italiana.

Quanto sopra può esservi richiesto da un privato cittadino, o necessita che una Istituzione si faccia promotrice di tali iniziative?

Nella certezza di ricevere Vs/ gradita risposta, porgo i  miei migliori e più deferenti saluti.


                                    Fabio UCCELLI