martedì 12 aprile 2011

CENNI DI STORIA PATRIA

LA GUERRA 15-18
ACCORDI SUCCESSIVI ALLA VITTORIA

Quando l’Italia, alleandosi a Francia, Inghilterra e America, veniva sollecitata ad entrare in guerra contro l’Impero austro-ungarico di Francesco Giuseppe per motivi strategici e di contiguità territoriale, venne compensata dalle promesse del Trattato di Londra (26 Aprile 1915) che attribuiva la Dalmazia all’Italia per ragioni di continuità storica (risalenti all’Impero Romano) e per il fatto che la popolazione ivi esistente era per tre quarti italiana. Ma gli Stati Uniti, non d’accordo, ridimensionarono fortemente quelle promesse. D’altronde, nei Balcani c’erano già fermenti nazionalistici che si opponevano a quella soluzione.
 Un anno dopo, nel 1916, le stesse potenze, col Trattato di San Giovanni di Moriana, attribuivano all’Italia la città turca di Smirne, nel quadro della risistemazione dell’ex-impero ottomano, e con l‘intenzione di dare all‘Italia il compito di contrastare il dominio russo degli Zar sulla Balcania e la pressione russa sugli stretti del Bosforo e dei Dardanelli.
La Grande guerra fu vinta il 4 Novembre 1918. Ma per l’Italia fu invece da considerarsi “perduta”, malgrado il sacrificio di molti milioni di italiani morti. Vediamo perché.
Il governo austro-ungarico aveva chiesto l’armistizio già il 29 Ottobre 1918. Ma il 30 Ottobre un “Comitato di Zagabria” proclamava la nascita del “Regno dei Serbi, dei Croati, degli Sloveni”, attribuiva all’erede al trono Jugoslavo (Alessandro 1° Karageorgevic) il titolo di “Principe dell’Adriatico”, e rifiutava e contestava il Trattato di Londra del 1915. Contemporaneamente, la Rivoluzione bolscevica del 1917 poneva termine all’Impero zarista e rendeva inutile la posizione dell’Italia a Smirne, nel Bosforo e nei Dardanelli.
Le potenze Inghilterra, Francia, America accettarono questa nuova situazione e di fatto divennero da allora i veri antagonisti dell’Italia, di cui temevano la posizione nel Mediterraneo.
L’impresa di Gabriele D’Annunzio e dei suoi Legionari in Istria,  e il conseguente “Regno del Quarnaro” tentò di restituire un residuo di dignità all’Italia che, sfibrata dalla Guerra Mondiale, non aveva ufficialmente reagito alla non attribuzione della Dalmazia.
Il dominio franco-inglese nel Mediterraneo, che vedeva nelle loro mani Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto, parte della Libia, Sudan, Corno d’Africa, e  Malta e Gibilterra, veniva così rafforzato e si presentava come una cappa abbastanza soffocante  che impediva i commerci italiani con la “quarta sponda” .
Il 4 Novembre, giorno della vittoria, fu da molti in realtà considerato alla stregua di una “truffa” per  l’Italia.
Queste le principali ragioni dell’inizio in Italia, dal 1918 in poi, di un fortissimo sentimento nazionalista, che condusse in seguito alla nascita del Partito Fascista, al suo regime (visto con favore da Casa Savoia) e in seguito, alla ultima Guerra Mondiale del 1940, che il Fascismo propagandò come una vera e propria guerra di indipendenza e  di liberazione del popolo italiano dalla cappa imposta dagli anglo-francesi. L’Italia aveva tentato con la guerra di Libia  e successivamente di creare una “testa di ponte” in Africa che contrastasse il dominio anglo-francese, ma non c’era riuscita, e in seguito le “sanzioni economiche” del 1936, respingendola dal consesso degli antichi vincitori della Grande Guerra, la gettavano in braccio alla Germania.     

LE CONDIZIONI IMPOSTE ALL’IMPERO AUSTROUNGARICO DOPO LA FINE DELLA GRANDE GUERRA.

Le condizioni di pace  del Trattato di Versailles stabilirono la fine dell’Impero. Ciascuno stato si riprendeva la sua autonomia. Ma la Germania fu oltremodo penalizzata, e questo fu, analogamente all’Italia, la causa della nascita di un forte sentimento di “revanche” che doveva sfociare nella nascita del nazismo e nel tentativo di riprendere, con gli interessi, quanto perduto.
Infatti, erano state imposte alla Germania alcune pesanti condizioni:
- la cessione alla Polonia del “corridoio polacco”, un pezzo di Germania ceduto per permetterle di avere uno sbocco al mare nei pressi di Danzica, città completamente tedesca ma ormai obbligata ad osservare lo statuto di “Città internazionale”. Nel “corridoio polacco” vivevano ben 4 milioni di tedeschi che mal soffrivano la  separazione dalla madre patria. Ricordiamo che allora la Polonia contava 35 milioni di abitanti, di cui 6 milioni erano bielorussi ed ucraini, poi macchie etniche di lituani ungheresi ed estoni. I Polacchi erano meno di 25 milioni.
- la questione dei Sudeti: nella Prussia Orientale, nella zona confinante con la Boemia vivevano ben 16 milioni e mezzo di tedeschi, che furono inglobati nella Cecoslovacchia. Questa cosa fu poi tragicamente e definitivamente risolta dopo la 2° Guerra mondiale, perduta dalla Germania: i tedeschi furono tutti espulsi dalle loro terre e dalle loro case e possedimenti. Di loro, oltre 3 milioni morirono di sevizie e di stenti durante l’esodo forzato. La città prussiana di Koenisberg, patria di Kant e di Fahrenheit e altri territori furono ceduti all’URSS, che ridenominò “Kaliningrad” la medesima città (da Kalinin, Presidente “figurativo” dell’URSS ai tempi di Stalin) e fu abitata integralmente da russi cui furono date le proprietà dei tedeschi espulsi.
- la internazionalizzazione a tempo della Saar, zona di frontiera tra Francia e Germania, che alla scadenza del periodo, avrebbe scelto con referendum la propria destinazione, cosa che avvenne nel 1934: la popolazione votò compatta per la riunificazione alla madrepatria tedesca, compreso la parte avversa al regime hitleriano, al potere già da un anno.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Il regime hitleriano, ormai consolidato e riarmato, voleva a tutti i costi sanare le ferite e rivedere le condizioni - che riteneva ingiuste - imposte alla Germania nel 1918. A fine Agosto 1939 propose nelle zone del corridoio polacco un referendum analogo a quello della Saar, il cui svolgimento sarebbe stato sorvegliato e garantito da truppe russe, italiane, francesi, inglesi. I polacchi rifiutarono; Francia e Inghilterra tennero un atteggiamento poco chiaro, quasi dando via libera a Hitler (forse per portarlo in guerra). Hitler, così, entrò in Polonia, il 9 Settembre.  Mussolini tentò un disperato salvataggio della pace chiedendo alla Germania di fermarsi immediatamente e a Francia e Inghilterra la convocazione di una conferenza per la revisione dell’ingiusto Trattato di Versailles.
La Germania accettò, ma le due potenze in questione pretesero l’immediato ritiro tedesco dal piccolo spazio occupato e altre condizioni intenzionalmente non accettabili, assicurando la Polonia che sarebbe stata difesa dalla aggressione con l’entrata in guerra al suo fianco. Oggi si pensa con qualche ragione che l’Italia fece un coraggioso sforzo pacifista, ma che Francia e Inghilterra, preoccupate del forte riarmo tedesco, volessero portare Hitler in guerra per ridimensionarlo, fidando sulla “Linea Maginot” e sulla superiorità dei loro rifornimenti. Naturalmente, la Russia aspettava che gli occidentali si scannassero, per poi intervenire trionfalmente. 
La mancata convocazione della conferenza proposta da Mussolini irritò Hitler, che riprese trionfalmente la marcia in Polonia, e, non contentandosi del corridoio polacco, la conquistò rapidamente tutta. Analogamente per la Cecoslovacchia; non contentandosi dei Sudeti, la prese tutta. Ci accorgeremo più tardi che in realtà Hitler voleva impadronirsi di tutta l’ Europa per fare un grande Impero Teutonico.
Nel frattempo, Francia e Inghilterra, per questi soprusi, dichiararono guerra alla Germania, attaccandola. L’Inghilterra inviò consistenti forze in Francia. Ma Hitler sbaragliò rapidamente le forze anglofrancesi, aggirò dal Belgio la Linea Maginot, entrò trionfalmente a Parigi e inseguì gli Inglesi fino a Donquerque, sulla Manica, dove trecentomila poveri sbandati attendevano un battello per tornare in patria. Inspiegabilmente Hitler lasciò che si compisse l’operazione salvataggio dell’esercito inglese, senza annientarlo o farlo prigioniero. Grave errore. Forse l’Inghilterra aveva segretamente e fintamente offerto un armistizio a quelle condizioni, e Hitler ci cascò?
In realtà l’Inghilterra stava già trattando per coinvolgere l’America. Churchill non avrebbe mai ceduto ad Hitler.
Ora cominciano i suoi grandi errori: invece di cercare di invadere l’Inghilterra, tentò di piegarla con spaventose incursioni aeree su Londra e in tutto il Paese. Ma perse oltre metà della flotta aerea. In attesa, inspiegabilmente, denunciò il Patto di non aggressione Molotov-Von Ribbentrop con la Russia e la attaccò. Arrivò quasi a Mosca, ma non piegò la terribile resistenza russa di Leningrado (San Pietroburgo). E il tremendo inverno russo fece il resto, mentre consistenti parti della Wermacht erano impegnate in Africa (Rommel) e in Grecia, in appoggio all’Italia nel frattempo entrata in guerra nel 1940 a fianco della Germania.
Quando entrò in gioco l’America, fu finita per la Germania. I rifornimenti agli Inglesi piegarono l’Africa Corps di Rommel. Poco dopo, lo sbarco degli Alleati in Italia e successivamente, in Normandia.

LA GUERRA ITALIANA

Mussolini non aveva alcuna voglia di entrare in guerra. Aveva tentato, prima a Monaco e poi subito dopo l’entrata tedesca in Polonia, di salvare la pace. Aveva molte cose da fare in Italia: la grande Esposizione Universale E 42 che avrebbe  mostrato al mondo il genio italico era una tappa irrinunciabile per il Regime, e l’EUR era quasi pronta per la grande festa del 1942..
Ma era ormai legato ad Hitler dal Patto d’Acciaio. Inventò per un anno la formula della “non-belligeranza”, ma poi, di fronte agli straordinari successi delle Armate tedesche, temendo di perdere il momento giusto per sedersi al tavolo della pace (“mi bastano 2000 morti!“)  e - sembra - sollecitato dagli inglesi impauriti che l’Europa, in caso di loro sconfitta, diventasse un grande “Protettorato tedesco” con  perdita delle identità nazionali, si decise ad entrare, l’11 Giugno 1940, malgrado la assoluta impreparazione dell‘Esercito italiano. Occorre ricordare che la Monarchia sabauda aveva la responsabilità della entrata in guerra, anche se ormai voluta anche da Mussolini, che era ufficialmente un Capo di Governo e Primo Ministro nominato dal Re, anche se aveva creato col suo consenso il “Regime Fascista” e una pseudo-dittatura
Ripercorremo tappe che tutti sanno, con gli errori di Mussolini e dello Stato Maggiore: l’inutile attacco alla Francia con la conquista (!) di Mentone; il tentativo di attacco alla Grecia per fare una “guerra parallela”, risolto con l’intervento di Hitler che così fatalmente ritardò di due mesi l’attacco alla Russia incappando nel terribile inverno russo;  il Patto con  il Giappone  e  la dichiarazione  di guerra all’America (!);
la sfibrante (anche per i tedeschi) campagna di Libia e il mancato arrivo ad Alessandria d’Egitto. La ritirata fino a Tunisi. Il mancato reimbarco dei resti dell’esercito italiano dalla Tunisia (mancavano le navi da trasporto) con la perdita di trecentomila uomini, utili per la difesa d’Italia. Lo sbarco alleato in Sicilia e la lenta risalita dell’Italia. La deposizione e l’arresto di Mussolini (26 Luglio’43), il Governo Badoglio che rimane alleato dei Tedeschi ma tratta con gli Inglesi. La “resa senza condizioni” di Cassibile, l’8 Settembre 1943. La fuga del Re a Pescara e poi a Salerno (sulla motonave “Baionetta”) e l’essere praticamente esautorato dagli Alleati che avevano formato un “Allied Military Governement” e battevano la nuova moneta, le famose “Am-lire”. Anche il Governo del Re, fatto a Salerno per un tentativo di riaffermare un dominio “legittimo” sull’Italia, venne praticamente tenuto in ostaggio dagli Alleati, che gli vietarono ogni autonoma decisione, se non da loro autorizzata. Persino la “dichiarazione di guerra” alla Germania e al Giappone fatta nel tardo Settembre ’43 da quel governo, non ebbe valore alcuno, e infatti, non fu mai seguita da alcun successivo Trattato di Pace con il Governo Italiano. Persino la proposta e la convocazione, nel ’46, della Assemblea Costituente fu assoggettata alla autorizzazione alleata, il che getta un’ombra sulla sua legittimità. Unica concessione strappata, il fare un piccolo Esercito del Sud (40.000 uomini), di appoggio agli Alleati, per legittimare in chiave monarchica e antipartigiana la riconquista dell’Italia.
Ma gli errori italiani, di Mussolini e dello Stato Maggiore,  erano stati decisivi, all’inizio della guerra: nell’estate-autunno ’40 non approfittammo dell’enorme superiorità numerica in Africa; le truppe Inglesi in Egitto e Palestina erano scarsissime (trentamila uomini!) e nessun reparto nel Sudan. Avremmo facilmente potuto fare il nostro ingresso ad Alessandria d’Egitto, accolti e auspicati da tempo come liberatori dal giogo inglese.
E poi l’attacco alla Grecia!
E la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti (vera catastrofe) seguita all’accordo col Governo Giapponese.
E non aver fatto fare nel 1940 alla FIAT il famoso Carro Armato  T 30, da trenta tonnellate, il migliore e piu’ armato del momento. Lo Stato Maggiore lo vietò perché “non passava su certi snodi e ponti stradali”. La FIAT aveva tutti i materiali. Lo costruirono nel ’43, una trentina di esemplari splendidi, che presero i tedeschi.
Certo, anche il “radar”, inventato in Italia (Prof.Tiberio-Univ.di Pisa), costruito in Germania con tecnologie inadatte (valvoloni alti un metro e mezzo)  ma poi realizzato negli U.S.A. con valvole miniatura e sparso su tutte le navi, gli aerei, i sommergibili, fece la sua parte.
Ricordiamo anche che i due primi AEREI A REAZIONE fatti nel mondo furono della “MACCHI”, e furono costruiti nello Stabilimento presso il Lago Trasimeno. Collaudati dagli italiani e poi presi dai tedeschi parteciparono ad alcune battaglie aeree stupendo gli Alleati angloamericani per la loro velocità (oltre 800 Km/ora!) e maneggevolezza.
Ma l’avere nelle mani - e decifrato – la macchinetta “Enigma”, che dava agli Alleati in tempo reale  tutti gli ordini dello Stato Maggiore Germanico e i movimenti delle nostre navi da trasporto di mezzi e benzina in Libia, con immediato affondamento delle medesime (tanto che si parlò - ingiustamente - di tradimento di Supermarina!) ebbero grande rilevanza per le sorti del conflitto.   
Dopo la liberazione di Mussolini da parte tedesca, nasce al nord la RSI, Repubblica Sociale Italiana, (Governo “di fatto”, dichiarato legittimo – vedi Sentenza n°747 del  26.4.1954 emessa dal Tribunale Supremo Militare Italiano) anche se riconosciuto internazionalmente solo da 11 Paesi alleati della Germania. Ebbe  notevole estensione (dalle Alpi a Montecassino e oltre). Il governo della RSI rapidamente riaffermò le legittimità civili: ripresero a funzionare le Prefetture, i Comuni, gli Ospedali, i Tribunali etc, tutto come prima. Unica alternativa alla RSI sarebbe stata un dominio assoluto dei tedeschi, legittimati dal “tradimento” della Monarchia e del Governo Badoglio, che li aveva di colpo trasformati da forza alleate a forze occupanti, senza chiedere, nel famoso proclama, che lasciassero l’Italia. Invece la RSI acquisì l’aiuto tedesco pagandolo in moneta italiana (oro) e trasformando l’esercito alleato in veri e propri “mercenari”  al suo soldo, anche se la superiorità di uomini e mezzi ne facevano il vero dominatore della situazione, e Hitler aveva posto al fianco di Mussolini, per “sorvegliarlo”, il Gen. Wolf e l’Ambasciatore Fritz Rahn. La RSI ebbe il suo esercito: il Maresciallo Graziani, nominato Ministro delle Forze Armate, organizzò 4 Divisioni combattenti (circa 500.000 uomini) che affiancavano l’esercito tedesco nella difesa d’Italia, mentre il Partito Fascista Repubblicano trasformava, con Pavolini Segretario provvisorio, i suoi quadri in Brigate Nere e  in Guardia Nazionale Repubblicana, con compiti di sorveglianza e di lotta anti-terroristica e anti-partigiana.
Nel frattempo era nato a Roma il CLN (Comitato Liberazione Nazionale) che stava riorganizzando gli sbandati e quanti non avevano voluto aderire all’esercito della RSI. Furono 40-50.000 uomini in armi, che divennero 200.000 a metà Aprile ’45. E successivamente, alla fine di Aprile ’45, oltre un milione sostennero di essere stati “Partigiani”! Chi rinunzia in Italia a salire sul carro del vincitore?
La strapotenza alleata ebbe la meglio nell’Aprile 1945. La Germania fu vinta. La Repubblica Sociale Italiana scomparve senza resa ufficiale, decapitata dall’assassinio senza processo del suo intero Governo. Ma restavano molte delle sue idee sociali, riprese anche oggi.

ITALIANI E ANTI-ITALIANI

Per un non breve periodo per gli italiani il fascismo coincise con “l’Italianità”. Dal Risorgimento (di cui il Regime fascista credette essere il continuatore e definitivo interprete)  in poi, si affermava lentamente il concetto di italianità: gli antichi staterelli italici, ognuno alleato a chi meglio li sosteneva, avevano lasciato finalmente il posto al sogno auspicato da Dante: l’Italia. Certo, non era facile fare gli italiani, e Mussolini si accinse a ciò imponendo regole uguali per tutti e misure economico sociali comuni e di notevole impatto (INPS, IRI, ONMI, OND…).
Ma il Regime lentamente scivolava verso la “dittatura”: il delitto Matteotti e poi l’”Aventino” consentirono a Mussolini di sciogliere il Parlamento e creare al suo posto la “Camera dei Fasci e delle Corporazioni”.
Un grande aiuto al Fascismo nell’affermare una italianità e la necessità di una effettiva libertà d’azione venne    dalle   potenze   limitrofe,  Francia e Inghilterra, che
 - come abbiamo detto - strangolarono economicamente l’Italia con i loro Imperi sulla quarta sponda e col dominio nel Mediterraneo e dettero a Mussolini le necessarie motivazioni.
Ecco che “Italianità” venne sempre più a coincidere con “lotta agli Inglesi e Francesi” e col tentativo, sfociato nella II° Guerra Mondiale, di abbattere il pesante giogo, che - cosa purtroppo non secondaria - ci aveva gettato in braccio alla Germania, unica disposta e interessata ad aiutarci.
Certo, c’era anche la lotta al Comunismo, nel frattempo affermatosi in Russia, e che in Italia era nato nel 1921 dalla scissione del Partito Socialista. Ma tale lotta fu vinta dal grande consenso (1935 - 1938) ottenuto dal Fascismo e dalla vittoria nella Guerra di Spagna (ottenuta col nostro essenziale appoggio) ove ormai comandava il dittatore Gen. Franco (amico nostro…ma fino a un certo punto: tollerò Gibilterra inglese, e con estrema furbizia si tenne fuori dal Conflitto Mondiale!). 
Anti-italiani furono definiti durante il Fascismo gli oppositori del Regime Fascista, che - magari credenti in una pluralità di partiti e nella democrazia come la intendiamo oggi - di fatto si allineavano ai nostri “nemici” anglofrancesi e non si opponevano allo “strangolamento”. E l’Italia non aveva materie prime, e viveva sulla trasformazione e sul commercio delle materie che riusciva ad ottenere dagli amici, soprattutto tedeschi. Da qui la “autarchia”, la “guerra del grano” per avere almeno la indipendenza nel cibo e nel minimo vitale, e il tentativo di commerciare coi pochi paesi liberi dal giogo anglofrancese.
La guerra perduta nel 1945 vide sempre più l’affermazione della superiorità e dell’economia americana, basata su un forte liberismo, sulla innovazione e sulla ricerca industriale di prodotti sempre più all’avanguardia, e sulla ricerca di nuovi potenziali mercati - per questo l’aiuto all’Italia e all’Europa stremata dalla guerrra - che poi sarebbe sfociata nell’esagerato consumismo attuale.

IL DOPOGUERRA, LA RICOSTRUZIONE, I FAVOLOSI ANNI ‘60

Duro il dopoguerra, ma affrontato con straordinario entusiasmo. Non breve la ricostruzione, con l’aiuto americano. Ma poi, un boom economico senza precedenti, dove il genio italico applicato alle industrie grandi, medie, piccole, produceva meraviglie, mentre il commercio rifioriva.
E, incredibilmente, negli anni ‘50-‘60 si avverava il sogno di Mussolini: la liberazione dell’Italia dal giogo degli imperi della “quarta sponda”.
Cadevano infatti, sotto la spinta del riscatto voluto dai popoli affrancati, tutti gli imperi: Francia e Inghilterra ormai erano solo singole nazioni alle prese con notevoli problemi.
Nazionalismo sano e nazionalismo insano:
Il nazionalismo sano consiste nel promuovere e affermare nel mondo le tipicità di una civiltà, per arricchire il patrimonio culturale ed economico mondiale. E l’talia, anche quando alla ricerca di in “Impero”, per affermarsi tra le medio-grandi potenze e combattere lo “strangolamento”, mai aveva abdicato a questo principio: Il Fascismo portò civiltà e spese nelle colonie molto più di quanto ricavò, anche se lo scopo precipuo era quello di dare terre da coltivare ai coloni italiani che volevano attraversare il Mediterraneo e andare nelle Colonie. Anche nel dopo guerra siamo stati rispettati ampiamente dai nuovi Governanti, che hanno essenzialmente riconosciuto la correttezza del comportamento Italiano ( Idriss el Senussi,  il Negus) eccetto che Gheddafi che pretende danni di guerra. Eppure la Libia era un fiore, con noi. Ma forse, dopo, divenuta campo di battaglia varie volte, ha subito terribili danni morali e materiali.
Il nazionalismo insano consiste nell’imporre ai popoli assoggettati e al proprio impero le leggi,  gli usi, la religione e la schiavitu’.
Così fecero gli spagnoli e i portoghesi nel ‘600, così fecero  gli inglesi e i francesi nell’ ‘800. Sfruttando le terre e gli uomini per il benessere dei propri paesi.

LA RESISTENZA

Due le anime della Resistenza: i Comunisti (Gappisti) che volevano fare dell’Italia una repubblica sovietica, secondo lo schema russo; tutti gli altri, che volevano distruggere il totalitarismo e riportare la democrazia pluripartitica in Italia.
Terribili furono le responsabilità del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale), perché dall’attentato di Via Rasella (al plotone di 33 tedeschi) in poi furono causate al popolo italiano terribili rappresaglie, compiute essenzialmente dai tedeschi, dalle Fosse Ardeatine alle stragi di Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto, Boves  etc.
D’altra parte, se si voleva riaffermare una volontà popolare di democrazia antitotalitaria si doveva per forza combattere contro RSI e Tedeschi anche in modo non corretto e mediante attentati proditori.
Per questo, la Resistenza deve accollarsi la responsabilità della guerra civile, che la RSI non aveva alcun interesse a fomentare. Certamente, doveva fucilare i renitenti al bando di leva Graziani, ma non altri.
Ma le macchie (ancora da lavare) più gravi della Resistenza furono tre:
- l’assassinio del filosofo Giovanni Gentile (non voluto da oltre metà del CLN).
- l’assassinio senza processo di quasi tutto il Governo della RSI, a Dongo, il 25/26.4.45 compiuto malgrado la proibizione degli Alleati che volevano catturare vivi Mussolini e i Gerarchi.
- il “genocidio di popolo ex-fascista” perpetrato dopo la fine della guerra,  tra il 25 Aprile ‘45 e quasi tutto il ‘47, quando furono prelevati con la forza e uccisi un numero imprecisato di persone (30-40.000 nei libri di Pansa e Vespa, 200.000 per Graziani e Pisanò) da comunisti mai identificati.
Chi sa parli! Ma nessuno parla, e la magistratura mai ha iniziato neppure processi a carico di ignoti. Forza della sinistra!

I SEGUACI DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA
L’UNIONE COMBATTENTI DELLA RSI

Mentre i politici davano vita  al MSI, poi ad AN per ora confluita nel PdL, ma in distacco, gli ex-Combattenti della RSI restavano fedeli agli ideali di allora, e cioè:
- respingere il tradimento di Mussolini il 25 Luglio ‘43 e il suo arresto ad opera della Monarchia sabauda
- non riconoscersi assolutamente nella “resa senza condizioni” agli Alleati (Cassibile, 8 Settembre‘43) voluta dal Re e da Badoglio essenzialmente per salvare la Monarchia e riscattarla dal connubio col Fascismo.
- continuare fino alla morte la lotta agli anti-italiani e alle potenze strangolatrici dell’Italia nel Mediterraneo, cioè Francia e Inghilterra, ormai sorrette e fondamentalmente aiutate dagli Stati Uniti.

Oggi, la U.N.C.R.S.I.  che rappresenta gli ex-Combattenti RSI sostiene che gli ideali della RSI sono vittoriosi, perché per merito della guerra fascista l’Italia si è liberata degli Imperi franco-inglesi ed ha potuto, dal 1960 in poi godere di un eccezionale periodo di prosperità dovuto ai commerci finalmente liberi con popoli del mediterraneo. Per questo - dicono - la RSI ha vinto e i partigiani hanno perso.

Ma le cose non stanno proprio così. Concediamo che la UNCRSI  abbia i propri ideali, che privilegiano una Repubblica Sociale con Governo totalitario (vedi “Manifesto di Verona” e  “Costituzione della RSI”) e una economia  e organizzazione industriale basata sulla socializzazione delle Aziende e sulla partecipazione del lavoro al capitale azionario. Concediamo che le idee e le speranze di Mussolini sulla fine degli imperi anglo-francesi siano risultate vincenti dal ‘50/‘60  in poi.
Ma non concediamo che la vittoria della armi abbia arriso ad altri che agli Alleati anglo-americani, con l’aiuto della Resistenza. La Germania è stata sconfitta e ha chiesto pace. La RSI è svanita nel nulla, senza patteggiare, e tanti suoi figli sono stati ingiustamente e proditoriamente uccisi, malgrado che il Maresciallo Graziani avesse fatto includere tutti i militari della RSI nel trattamento previsto per la resa delle Forze Germaniche in Italia trattata in Svizzera dal Generale Wolf(all’insaputa di Hitler), che prevedeva libertà per tutti a meno di crimini di guerra eventualmente commessi e da giudicare nei Tribunali Militari.
Gli imperi anglo-francesi sono caduti per volontà di riscatto dei popoli assoggettati.
Questa è la realtà avvenuta.
I Partigiani, dopo aver causato tante sciagure (anche per motivi di “visibilità“ e di opposizione ai Tedeschi e alla RSI), sono restati nell’A.N.P.I. a rappresentare la Resistenza e il ripudio del totalitarismo, e si ritengono, con qualche ragione, assieme ai Partiti che si formarono durante la Resistenza, padri della nuova Costituzione del ’47 e della attuale democrazia. Però ricordiamo che l’America ci avrebbe “imposto” il sistema democratico e il liberismo, per ragioni essenzialmente economiche.
 La Russia era fuorigioco, per il Trattato di Yalta che divideva ineluttabilmente il mondo in due zone di influenza, e l’Italia era nella zona americana.  Persino dopo l’attentato a Togliatti l’ordine fu di non compiere nessun tentativo rivoluzionario.

I numeri della guerra:

-         Esercito angloamericano  in Italia:  circa un milione di uomini
-         Esercito tedesco + SS :  circa 800.000
-         Numero partigiani iniziale: 50.000  (De Felice)
-         Esercito della Repubblica Sociale + Brigate nere + G.N.R. : 500 - 600.000
-         Civili uccisi durante le stragi  (armadio della vergogna – La Spezia): 
     20 – 30.000
-    Fascisti uccisi tra il 25/4/45 e tutto il ’46:  200.000 (Graziani, Pisanò) 
     30 – 40.000 (Pansa, Vespa)
      

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