LETTERA A MASSIMO RENDINA PRESIDENTE A.N.P.I.
Caro Massimo,
Ti ringrazio per la pronta risposta ai miei auguri.
Ti ringrazio per la pronta risposta ai miei auguri.
Dovremo però confrontarci su molti argomenti, che in seguito elencherò.
Ma prima dobbiamo intenderci sul concetto di “storia”. Per me e per gli scienziati della storia, la storia è il risultato di un confronto, che poi diviene scontro, tra elementi scatenanti divenuti ormai conflittuali di ideologia economica, etica, religiosa, politica, di potere, etc, voluto da rappresentanti di popoli (organizzati in Stati o in gruppi di Stati), che , dopo la affermazione (vittoria) di una parte dei partecipanti allo scontro, determina eventi storici continuati generati e poi composti dall’insieme dei singoli fatti effettivamente accaduti.
Però, una volta accaduti, i fatti che compongono gli eventi possono essere analizzati dal punto di vista del singolo elemento scatenante solo se si tiene conto con assoluta pariteticità di tutti i valori e concetti contenuti ed affermati da ognuno dei contendenti.
I fatti singoli, e in seguito gli eventi, vanno analizzati scientificamente, nel loro concatenamento di causa a effetto. E’ assolutamente proibito al vero scienziato della storia ogni giudizio sulla medesima e sugli eventi e fatti che la compongono, perche’ ogni giudizio può essere solo ideologico, solo elaborato in base alla propria ideologia. Siccome sempre avviene che il giudizio
I fatti singoli, e in seguito gli eventi, vanno analizzati scientificamente, nel loro concatenamento di causa a effetto. E’ assolutamente proibito al vero scienziato della storia ogni giudizio sulla medesima e sugli eventi e fatti che la compongono, perche’ ogni giudizio può essere solo ideologico, solo elaborato in base alla propria ideologia. Siccome sempre avviene che il giudizio
lo da chi vince, cioè chi rimane in gioco, che spesso toglie e nega la parola agli sconfitti, ne deriva che a lungo andare, negli anni, viene parzialmente e volutamente distorta anche la verità dei fatti avvenuti.
Ora, è giusto che ognuno abbia una propria ideologia e che giudichi soggettivamente la storia, ma su fatti univoci e unanimemente e scientificamente condivisi. Ed è giusto anche che esistano quelli che io chiamo “Professori di Ideologia della Storia” per elaborare orientamenti da fornire a chi non ha tempo e voglia di riflettere, purchè non si definiscano “Professori di Storia Contemporanea” e non gabellino per verità assolutamente condivisa ciò che dicono, ma avvertano gli interessati che il loro orientamento proviene da un giudizio formato in ambienti di destra o di sinistra o altro, magari motivandone la natura e i perche’.
L’indagine scientifica di un fenomeno storico non consente né tollera giudizi ideologici. Però ciascuno, o ciascun gruppo o partito di omogenea ideologia, può dare il suo giudizio ideologico, e presentare – giustamente – la propria interpretazione del fenomeno Ed è sommamente giusto che sia lasciata a ciascuno la propria ideologia e la libertà di mutarla o arricchirla con nuove conoscenze.
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Ecco perché non esiste il revisionismo. E’ solo parola coniata da ideologi che hanno paura di completare la propria conoscenza dei fatti e quindi eventualmente rivedere le motivazioni generali, perché temono che da ciò ne derivi una perdita di autorità morale, di potere, di adepti .
1 - vorrei premettere che io avevo 10 - 12 anni nel periodo esaminato. Ho conosciuto tanti "attori" di quel periodo (militari tedeschi, SS, militi delle Brigate Nere, partigiani, etc), io ero solo uno "spettatore" (per fortuna!), ma molto precoce (ho imparato a leggere a 3 anni e mezzo) e ho sempre coltivato e analizzato i miei ricordi assieme a quelli di persone piu' grandi di me. Non ho mai appartenuto a ideologia alcuna, salvo quella di aiutare i miei simili, di qualunque parte essi fossero.
Per questo, oggi, mi sento in diritto e in dovere di parlare a tutti i giovani italiani, in assoluta verità e giustizia prima ancora che mosso da generosità per chicchessia.
Come ho già detto, non accetto che esistano "storici di destra" o "storici di sinistra".
Per questo, oggi, mi sento in diritto e in dovere di parlare a tutti i giovani italiani, in assoluta verità e giustizia prima ancora che mosso da generosità per chicchessia.
Come ho già detto, non accetto che esistano "storici di destra" o "storici di sinistra".
I vari Professori Universitari di Storia Contemporanea che si professano tali, in realtà sono solo Professori di Ideologia della Storia, mentre dobbiamo fare della storia una Scienza, e redigere i canoni (cui sto lavorando) per creare degli Istituti Universitari di Scienza della Storia
2 - la "amnistia Togliatti" salvò molti criminali, non solo della Repubblica Sociale, ma anche nel campo della Resistenza (ove avvennero anche pagine oscure e aberrazioni - parole del Presidente Napolitano). Mi riferisco ai 30.000 ( o 60.000 o piu') uccisi dopo il Maggio 45 e fino al 47, di cui parlano i libri di Graziani (200.000!), Pisano', Pansa, Vespa e vari altri. Su questo occorrerà fare piena luce, se si vogliono evitare macchie sulla ideologia della Resistenza, e per evitare che si dica sbrigativamente e superficialmente che i "vincitori" hanno scritto la storia che faceva loro comodo scrivere. Io non credo che esista un "revisionismo", ma solo un opportuno completamento di fatti avvenuti e da analizzare, e che furono necessariamente celati o minimizzati (fino ad oggi) per permettere - cosa comprensibile e condivisibile - il consolidamento del quadro politico.
3 - prima di prendere in esame il periodo Resistenziale, sarà opportuno fare un excursus storico del periodo antecedente.
2 - la "amnistia Togliatti" salvò molti criminali, non solo della Repubblica Sociale, ma anche nel campo della Resistenza (ove avvennero anche pagine oscure e aberrazioni - parole del Presidente Napolitano). Mi riferisco ai 30.000 ( o 60.000 o piu') uccisi dopo il Maggio 45 e fino al 47, di cui parlano i libri di Graziani (200.000!), Pisano', Pansa, Vespa e vari altri. Su questo occorrerà fare piena luce, se si vogliono evitare macchie sulla ideologia della Resistenza, e per evitare che si dica sbrigativamente e superficialmente che i "vincitori" hanno scritto la storia che faceva loro comodo scrivere. Io non credo che esista un "revisionismo", ma solo un opportuno completamento di fatti avvenuti e da analizzare, e che furono necessariamente celati o minimizzati (fino ad oggi) per permettere - cosa comprensibile e condivisibile - il consolidamento del quadro politico.
3 - prima di prendere in esame il periodo Resistenziale, sarà opportuno fare un excursus storico del periodo antecedente.
Fino al 1938 il Regime Fascista aveva goduto di ampio consenso, per le numerose realizzazioni, per la stabilizzazione portata in Italia etc.
Purtroppo aveva limitato pericolosamente la libertà individuale e di coloro che gli erano contrari (Tribunali politici, confino, etc) ma - al di là degli assassini politici (Matteotti, Amendola, Don Minzoni e qualche altro), superato il periodo delle "squadracce", il popolo italiano nella stragrande maggioranza aveva "accettato" la situazione. D'altra parte, è necessario ricordare che i Governi democratici precedenti, ispirati da casa Savoia, erano stati piuttosto "duri", quasi dittatoriali, (Bava Beccaris etc), e il Fascismo sembrò quasi più "dolce".
Certamente, la politica estera fascista era improntata all'aiuto ai regimi di destra (guerra di Spagna) e poi al completamento della avventura africana, iniziata molti anni prima, e volta a dotare l'Italia di un "Impero", forse per convogliarvi la emigrazione, ma soprattutto perche' allora, per divenire "grande e rispettata potenza", era necessario averlo.
Così aveva insegnato la storia passata, dalla Francia all'Olanda alla Spagna, al Portogallo, fino all'Inghilterra.
Purtroppo, le "sanzioni" imposte all'Italia per le questioni africane, ci buttarono in braccio alla Germania, mentre gran parte del Governo fascista e dei gerarchi (compreso Ciano e Grandi) era contrario, per le tradizioni culturali che ci legavano più alla Francia e all'Inghilterra.
Il prezzo dell'aiuto tedesco fu lo sciagurato Patto d'Acciaio, e poi l'Asse. Hitler riuscì a irretire Mussolini, e il Re Vittorio stava a guardare senza opporsi. A Monaco fu fatto il possibile per evitare la guerra; ci si sarebbe potuti opporre più decisamente a Hitler fin da allora anzichè compiacerlo come fecero Francia e Inghilterra: ma forsela Guerra sarebbe iniziata prima.
Quando nel '39 Hitler entrò in Polonia, Mussolini lo seppe solo dopo l'inizio dell'invasione. Questo la dice lunga su come i tedeschi rispettavano il Patto con noi, e penso, per il Governo italiano non fu una bella cosa. Forza e brutalità, alternati con blandizie ideologiche (Hitler diceva di considerare Mussolini come una persona cui si era largamente ispirato per la filosofia nazista, ma non era vero: il fascismo non aveva una ideologia precisa, salvo il richiamo alla romanità).
La politica antiebraica viene da noi molto dopo e "obtorto collo", mentre il "Mein Kampf" risente già dell'odio nazista contro le razze inferiori, compreso quella ebraica.
Da noi, Nicola Pende si illuse di aver dimostrato l'esistenza e la differenza tra le razze, stilando una "graduatoria" in cui era al primo posto la razza indoeuropea e la razza ariana, e questo costitui' la base "scientifica" perche' anche in Italia si facessero leggi razziali.
Purtroppo aveva limitato pericolosamente la libertà individuale e di coloro che gli erano contrari (Tribunali politici, confino, etc) ma - al di là degli assassini politici (Matteotti, Amendola, Don Minzoni e qualche altro), superato il periodo delle "squadracce", il popolo italiano nella stragrande maggioranza aveva "accettato" la situazione. D'altra parte, è necessario ricordare che i Governi democratici precedenti, ispirati da casa Savoia, erano stati piuttosto "duri", quasi dittatoriali, (Bava Beccaris etc), e il Fascismo sembrò quasi più "dolce".
Certamente, la politica estera fascista era improntata all'aiuto ai regimi di destra (guerra di Spagna) e poi al completamento della avventura africana, iniziata molti anni prima, e volta a dotare l'Italia di un "Impero", forse per convogliarvi la emigrazione, ma soprattutto perche' allora, per divenire "grande e rispettata potenza", era necessario averlo.
Così aveva insegnato la storia passata, dalla Francia all'Olanda alla Spagna, al Portogallo, fino all'Inghilterra.
Purtroppo, le "sanzioni" imposte all'Italia per le questioni africane, ci buttarono in braccio alla Germania, mentre gran parte del Governo fascista e dei gerarchi (compreso Ciano e Grandi) era contrario, per le tradizioni culturali che ci legavano più alla Francia e all'Inghilterra.
Il prezzo dell'aiuto tedesco fu lo sciagurato Patto d'Acciaio, e poi l'Asse. Hitler riuscì a irretire Mussolini, e il Re Vittorio stava a guardare senza opporsi. A Monaco fu fatto il possibile per evitare la guerra; ci si sarebbe potuti opporre più decisamente a Hitler fin da allora anzichè compiacerlo come fecero Francia e Inghilterra: ma forse
Quando nel '39 Hitler entrò in Polonia, Mussolini lo seppe solo dopo l'inizio dell'invasione. Questo la dice lunga su come i tedeschi rispettavano il Patto con noi, e penso, per il Governo italiano non fu una bella cosa. Forza e brutalità, alternati con blandizie ideologiche (Hitler diceva di considerare Mussolini come una persona cui si era largamente ispirato per la filosofia nazista, ma non era vero: il fascismo non aveva una ideologia precisa, salvo il richiamo alla romanità).
La politica antiebraica viene da noi molto dopo e "obtorto collo", mentre il "Mein Kampf" risente già dell'odio nazista contro le razze inferiori, compreso quella ebraica.
Da noi, Nicola Pende si illuse di aver dimostrato l'esistenza e la differenza tra le razze, stilando una "graduatoria" in cui era al primo posto la razza indoeuropea e la razza ariana, e questo costitui' la base "scientifica" perche' anche in Italia si facessero leggi razziali.
4 - Ed eccoci alla Guerra: Mussolini tergiversò - colla "non belligeranza" - più che potè, poi, di fronte agli straordinari successi dell'Esercito germanico, dopo il crollo della Linea Maginot, decise di entrare in guerra convinto che sarebbe durata non oltre sei mesi ("ho bisogno di 2000 morti per sedermi al tavolo della pace" - con analogie alla guerra di Crimea del secolo prima).
Ma le cose andarono diversamente: dopo i successi vennero i guai, in Grecia, in terra d'Africa (noi fummo una bella palla al piede per i tedeschi, forse hanno perduto per causa nostra), e poi lo sciagurato attacco alla Russia.
Il consenso al regime fascista stava declinando in Italia, e Mussolini - malgrado la lenta conversione e le sollecitazioni del Re Vittorio Emanuele, preoccupato più di Casa Savoia che della situazione italiana - non aveva il coraggio di staccarsi dall'alleato: forse pensava che una qualunque "pace
separata" avrebbe segnato la sua fine politica, dato che aveva sempre urlato "vinceremo!".
Ma le cose andarono diversamente: dopo i successi vennero i guai, in Grecia, in terra d'Africa (noi fummo una bella palla al piede per i tedeschi, forse hanno perduto per causa nostra), e poi lo sciagurato attacco alla Russia.
Il consenso al regime fascista stava declinando in Italia, e Mussolini - malgrado la lenta conversione e le sollecitazioni del Re Vittorio Emanuele, preoccupato più di Casa Savoia che della situazione italiana - non aveva il coraggio di staccarsi dall'alleato: forse pensava che una qualunque "pace
separata" avrebbe segnato la sua fine politica, dato che aveva sempre urlato "vinceremo!".
5 - Eccoci al 25 Luglio ‘43, preparato - sembra - da un accordo Grandi-Acquarone.
Gli italiani non volevano piu' saperne della guerra, che era attribuita esclusivamente (ma a torto) al volere del Duce. Questo spiega la euforia con cui fu accolta la notizia delle dimissioni di Mussolini, ma molti - ricordo - rimasero interdetti per il suo arresto, che "disonorava" Casa Savoia. Comunque, la guerra continuava a fianco dei tedeschi, con Badoglio Primo Ministro.
Ma quando l'8 Settembre ’43 Badoglio annunciò l'armistizio "per la impossibilità di proseguire la guerra contro le soverchianti forze alleate", accanto alla gioia per il ritorno a casa dei combattenti
si ebbe un forte sentimento di umiliazione soprattutto per il "tradimento" perpetrato nei confronti dell'alleato tedesco che non era stato nè consultato nè avvisato, assieme ad una forte paura per le sue probabili reazioni. E intanto il Re fuggiva da Roma.
Occorre notare che l'annuncio di Badoglio trasformo' di fatto le forze tedesche da alleate a "occupanti" a loro insaputa e senza che lo volessero.
Ma la cosa più grave fu che nell'annuncio di Badoglio non c'è alcuna esplicita richiesta alle forze tedesche di lasciare l'Italia e di schierarsi a nord al di là dei confini. Per questo furono legittimate a restare in Italia, pensando di difenderela Germania nel contrastare l'avanzata alleata. Ma la mancata richiesta di evacuazione dell'Italia ebbe una conseguenza molto più rilevante: in pratica, il Re rinunciava ufficialmente a estendere la sua giurisdizione su tutta la parte del paese a nord della linea di combattimento, cioè su due terzi di Italia.
6 - A questo punto, per la povera Italia, si profilava una dura e vendicativa dominazione tedesca, magari con un apposito "gauleiter" al comando. Ricordo benissimo la riorganizzazione della Decima Mas aLa Spezia , il 9 Settembre '43 e lo schierarsi al fianco dei tedeschi: sembrò che in qualche modo si riscattasse il "tradimento".
Ma per non lasciare ai tedeschi il comando assoluto su gran parte dell'Italia era assolutamente indispensabile dar vita ad un Governo italiano (certo, fortemente "controllato e condizionato" dai tedeschi).
E dopo la liberazione di Mussolini, la nascita della Repubblica Sociale Italiana, al di là della avversione per lui di una parte consistente del popolo italiano, fu salutata con gioia, perché era
Occorre notare che l'annuncio di Badoglio trasformo' di fatto le forze tedesche da alleate a "occupanti" a loro insaputa e senza che lo volessero.
Ma la cosa più grave fu che nell'annuncio di Badoglio non c'è alcuna esplicita richiesta alle forze tedesche di lasciare l'Italia e di schierarsi a nord al di là dei confini. Per questo furono legittimate a restare in Italia, pensando di difendere
6 - A questo punto, per la povera Italia, si profilava una dura e vendicativa dominazione tedesca, magari con un apposito "gauleiter" al comando. Ricordo benissimo la riorganizzazione della Decima Mas a
Ma per non lasciare ai tedeschi il comando assoluto su gran parte dell'Italia era assolutamente indispensabile dar vita ad un Governo italiano (certo, fortemente "controllato e condizionato" dai tedeschi).
E dopo la liberazione di Mussolini, la nascita della Repubblica Sociale Italiana, al di là della avversione per lui di una parte consistente del popolo italiano, fu salutata con gioia, perché era
di fatto uno "scudo" anche se labile contro lo strapotere tedesco e restituiva agli italiani
la sovranità sull'Italia.
In effetti, nasce conla Repubblica Sociale la prima "resistenza" ai tedeschi : si impedisce che portino in Germania le industrie (compreso la FIAT ), si cerca di limitare le loro pretese territoriali, si ristabilisce una "legalità" nella vita civile, però non si riesce a (o non si vuole) evitare il trasferimento degli ebrei in Germania.
E soprattutto, col Manifesto di Verona e le altre prese di posizione, si cerca di introdurre qualcosa di veramente nuovo, che verrà fortemente osteggiato dai proprietari: la “socializzazione delle Aziende”, che introduce per la prima volta il concetto sacrosanto di partecipazione agli utili aziendali per tutti coloro che vi lavorano, operai, impiegati etc. Questo concetto viene ripreso e proposto (Amato etc) da molti economisti attuali: vedremo se avrà miglior fortuna!
In effetti, nasce con
E soprattutto, col Manifesto di Verona e le altre prese di posizione, si cerca di introdurre qualcosa di veramente nuovo, che verrà fortemente osteggiato dai proprietari: la “socializzazione delle Aziende”, che introduce per la prima volta il concetto sacrosanto di partecipazione agli utili aziendali per tutti coloro che vi lavorano, operai, impiegati etc. Questo concetto viene ripreso e proposto (Amato etc) da molti economisti attuali: vedremo se avrà miglior fortuna!
Tornando alla questione della legittimità della RSI, essa risiede nel fatto che:
a) non si poteva lasciare senza governo alcuno una parte consistente di Italia (oltre due terzi!).
b) si doveva ripristinare un governo "alleato" dei tedeschi: se avessero vinto la guerra, forse si poteva recuperare qualcosa. Ricordiamoci che nel '44 le nuove armi erano tutt'altro che fuori gioco: V2, V3 e bomba atomica (rallentando i neutroni con acqua pesante) potevano vedere veramente la luce. Mancò il tempo, ma con 6 mesi - un anno di guerra in più, chissà. Fu veramente una lotta contro il tempo.
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c)la RSI doveva quindi lottare contro gli angloamericani per ritardarne piu' possibile l'avanzata.
c)
d) a livello di governo RSI si pensava veramente in buona fede di aver riscattato l'onore d’Italia compromesso dal comportamento del Re e di Badoglio. Non dimentichiamo le parole dei Generali Alexander e Eisenhover dopo la battaglia di Anzio: "I ragazzi della Repubblica Sociale hanno combattuto eroicamente e hanno riscattato in parte l'onore italiano".
e) la RSI fu riconosciuta da 11 paesi (ovviamente, gli alleati della Germania) ma non può essere assolutamente considerata un "governo fantoccio", epiteto che si può dare solo ai governi promossi dai tedeschi in territori nemici e da loro occupati (Francia, Polonia, Cecoslovacchia etc) . Questo
non è il caso dell’Italia, alleata dei tedeschi fino al 7 Settembre ’43.
non è il caso dell’Italia, alleata dei tedeschi fino al 7 Settembre ’43.
f) si doveva restituire una “legalità” alla vita civile del popolo, un governo efficiente per le mille necessità belliche e una magistratura funzionante; si doveva assolutamente impedire ai tedeschi di far “terra bruciata” dell’Italia, di portar via le Industrie più grandi, di annettersi parte del territorio italiano (cosa riuscita solo in parte). Non si riuscì a evitare (o non si volle) il trasporto degli ebrei in Germania.
7 – la Resistenza
Con la nascita della RSI si pone un delicato problema: la ricostituzione del suo esercito. Molti lo volevano di soli volontari, ma purtroppo prevalsero i favorevoli alla coscrizione obbligatoria.
Occorre tener presente che a fine ’43, dopo lo sbandamento seguito all’8 Settembre, gran parte
dei giovani non voleva più saperne della guerra: delusi dalle promesse di Mussolini, volevano solo tornare a casa.
Quando uscì il Bando Graziani che li richiamava alle armi, furono in molti che non vi aderirono.
Ma così facendo divenivano renitenti alla leva, disertori, passibili di fucilazione immediata dopo sicuro riconoscimento delle generalità. Così accadde per i poveri cinque ragazzi di Firenze, fucilati davanti allo Stadio Berta.
Questo sarà in seguito il destino di tutti i partigiani catturati, salvo quelli imprigionati per eventuale “scambio” o per estorcere loro mediante tortura informazioni su loro colleghi e sui luoghi ove si radunavano.
Dopo un periodo di ombra, in cui chi non aderì al Bando Graziani si nascose nelle case o “andò in montagna”, nacquero i primi gruppi di persone che cercarono di difendersi dall’essere scovati e poi passati per le armi. Ma solo successivamente, quando sorsero o tornarono dall’estero i futuri capi politici, nacquero le Formazioni Partigiane, col compito non più di difendersi, ma di attaccare i tedeschi e le Formazioni della RSI.
Ecco via Rasella e la rappresaglia delle Fosse Ardeatine. Terribile fu la scelta e la responsabilità dei capi partigiani, che da allora in poi sottopose anche la popolazione civile alle eventuali rappresaglie da parte di chi (tedeschi e RSI) non aveva tempo né possibilità (perché doveva fare la guerra agli angloamericani!) di cercare e punire i veri responsabili degli attacchi proditori, per di più compiuti da persone “senza divisa” e quindi fuori dalla tutela delle leggi di Ginevra. Ma d’altra parte, senza questa scelta non ci sarebbe stata la Resistenza , i suoi ideali, i suoi martiri, e la nascita di una coscienza nuova nel popolo italiano.
8 - le contraddizioni nella Resistenza
Gli angloamericani (oltre un milione di uomini) lentamente avanzavano, si formava “l’esercito del Sud” (che Casa Savoia riuscì a organizzare malgrado forti resistenze inglesi), le Formazioni partigiane aiutavano come potevano, data la non forte consistenza (30.000 – 50.000 uomini). Ma gravi furono i dissidi politici nel loro interno: c’era chi voleva dar vita - dopo l’eventuale vittoria angloamericana - ad una Democrazia rappresentativa, ma c’erano altri (i Gappisti etc) che miravano all’instaurazione di una Dittatura del proletariato, come in Russia.
Gravi episodi accaddero: scontri (Porzus etc), denunce ai tedeschi dei luoghi ove erano le Formazioni rivali perché fossero eliminate (senza responsabilità diretta!), uccisioni di capi “moderati” etc. Comunque, non si può e non si deve mettere in dubbio la buonafede, né degli aspiranti alla democrazia, né degli aspiranti alla dittatura, anche se i metodi impiegati necessiterebbero di seria riflessione.
9 – il 25 Aprile ‘45
Gli angloamericani avanzavano rapidamente, dopo l’aggiramento in Adriatico della Linea Gotica.
Il Generale Wolff stava trattando (con emissari in Svizzera, e all’insaputa di Mussolini, e di Hitler, naturalmente) la resa degli ottocentomila tedeschi in Italia Le forze della Resistenza erano aumentate consistentemente dalla fine di Marzo – chi rinuncia in Italia a salire sul carro del vincitore? – da poco meno di centomila aderenti a oltre un milione.
L’insurrezione di Milano fu il culmine: là si intravide il nuovo futuro ordinamento italiano, probabilmente il sistema democratico, che in ogni caso, volenti o nolenti, sarebbe stato imposto dai vincitori. La spartizione del mondo fatta a Yalta non lasciava dubbi, e Stalin (e quindi Togliatti) si adeguarono senza batter ciglio. Stalin poi, rispettando i patti per l’Italia, avrebbe avuto mano libera per imporre i suoi governi “fantoccio” nell’oltre cortina, durati – tra rivolte varie – fino alla caduta del muro di Berlino.
Ma un fatto di inaudita gravità avvenne il 26 – 27 – 28 Aprile: l’assassinio senza processo dell’intero Governo della RSI, malgrado il disperato tentativo degli americani di prenderli tutti prigionieri. La responsabilità fu del CLN, o forse del CLNAI, che emise una condanna a morte “nel nome del popolo italiano”. Lo stesso Pertini, interrogato da cronisti RAI, rievocò il mancato incontro con Mussolini dal Cardinale Schuster (arrivò tardi), dicendo espressamente che se era presente avrebbe chiesto la resa senza condizioni di tutte le forze della RSI e l’arresto del suo Governo, e alla richiesta del cronista su cosa avrebbero fatto dopo, rispose testualmente:
“Li avremmo passati per le armi..”
Certo, un processo tipo Norimberga sarebbe stato estremamente scomodo per i vincitori. Meglio evitarlo. Ma il popolo italiano aveva il diritto-dovere di parteciparvi, quale accusatore e quale imputato.
Dopo questa lunga premessa, su cui ti prego farmi ogni tipo di critica per capire cosa condividiamo e cosa non, mi accingo a rispondere alla tua lettera.
Ritengo di grande importanza quello che ti dirò. Ne va della sopravvivenza dell’ANPI e del Movimento Partigiano, che potrà durare in futuro nella misura in cui saprà storicizzarsi e accettare la buonafede dell’avversario.
Tu parli di ” non recare offesa ai principi che regolano i comportamenti della persona umana” ed “evitare di minare le basi delle regole democratiche”.
Giusto.
Ma questo, se vale per i “vincitori” deve valere anche per i “vinti”, altrimenti si vuole una pacificazione esclusivamente imposta ai vinti in base ad un criterio personale, soggettivo, costruito dai vincitori per umiliare e non riconoscere loro alcuna legittimità .
Quindi, NON RECHEREMO OFFESA NEMMENO AI PRINCIPI CHE REGOLARONO I COMPORTAMENTI DELLE PERSONE CHE CREDETTERO E MILITARONO NELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA.
Giusto?
Poi: la “verità storica”, quella vera, NON MINA LE BASI DELLE REGOLE DEMOCRATICHE E DELLA CONVIVENZA CIVILE. La nostra Costituzione non teme alcun revisionismo perché adotta principi generali validi per tutti e valori non necessariamente e non solo ispirati dalla Resistenza ma anche dalla Costituzione della RSI. Non dimentichiamo inoltre che il referendum sulla monarchia/repubblica andò in favore della repubblica proprio perché al nord la RSI “abituò” gli italiani per 600 giorni a fare a meno della monarchia (e ne stigmatizzò i comportamenti), malgrado che i Savoia avessero origine nel nord. I voti alla monarchia vennero soprattutto dal sud, ove aveva continuato a regnare il Re.
Per quanto riguarda la buonafede, non si può mettere in discussione quella del singolo: ma allora nemmeno quella di un gruppo di singoli, né quella formata da un esercito di gruppi di singoli o da un governo formato da singoli.
Quando riusciremo a esaltare l’avversario (tanto più se vinto) per i valori di cui fu portatore – e che anche i vincitori in parte assunsero – anziché solo denigrarlo per gli errori commessi?
Analizzare con serenità i comportamenti del vinto fa più grande e storicizza il vincitore; così facevano gli antichi romani (leggi, ad es., Sallustio Crispo e la morte di Catilina).
E soprattutto non deriderne né il ricordo né i nomi, e non deridersi a vicenda: quando finiremo di chiamare i soldati della RSI “repubblichini” e non “repubblicani”, come li chiamavamo nel ’45 e fino al ’50 ? Quando smetteremo di chiamare “Repubblica di Salò” (per tentare di minimizzarne e deriderne la portata) la Repubblica Sociale Italiana ?
E dico agli esaltatori della RSI: quando la finirete di chiamare “Resistenzina” (per minimizzarne l’importanza) la Resistenza , e la finirete di chiamare “grattigiani” (perché rubavano nelle case, per necessità, soprattutto il cibo) o “banditen” o “ribelli”, i Partigiani?
Quindi, diremo ai nostri giovani:
Viva Casa Savoia, per l’unità d’Italia conseguita (magari un po’ fortunosamente) al termine del Risorgimento e per la democrazia (magari un po’ autoritaria) realizzata dai suoi Governi, che in ogni caso avviarono la trasformazione in senso moderno dell’Italia.
Abbasso Casa Savoia, per l’acquiescenza al Fascismo, fino a permetterne la trasformazione in “regime” con lo scioglimento del Parlamento (e sua trasformazione in “Camera dei Fasci e delle Corporazioni), e per l’adesione alle Leggi Razziali, la mancata ostilità alla alleanza con i tedeschi e all’inizio della Guerra, e per il suo non onorevole atto conclusivo.
E dopo la nostra sconfitta l’8 Settembre, diremo ai giovani:
Viva la Repubblica Sociale Italiana, per la sua Costituzione, per i valori di fedeltà ad una alleanza tradita, per la strenua ed eroica resistenza agli Angloamericani, per la riaffermazione dell’esistenza di uno Stato italiano (del nord) e la sua organizzazione, anche quando altri lo avevano abbandonato al suo destino di “terra di nessuno” colonizzata (e brutalizzata) dai tedeschi, per il martirio subìto dai suoi seguaci fino al 1947.
Abbasso la Repubblica Sociale Italiana, per non essersi opposta con fermezza alla esasperazione delle rappresaglie e delle stragi tedesche (rasentandone la connivenza), per la riaffermazione delle Leggi Razziali e non avere impedito il trasporto in Germania degli ebrei italiani (che dovevano restare sotto la sua giurisdizione), per il terribile Processo di Verona (vendetta per il 25 Luglio).
Viva la Resistenza , per i grandi ideali di cui fu portatrice (che poi hanno condotto alla attuale Costituzione), sia che affermassero per l’Italia la necessità di una forma di Democrazia rappresentativa che abolisse il totalitarismo fascista sia che tendessero all’affermazione di una Dittatura del proletariato di stampo sovietico che lo sostituisse.
Viva la Resistenza , per il martirio di tanti partigiani, per il contributo al riscatto del popolo italiano nel dopoguerrra, nel tentativo di non lasciare che ciò avvenisse esclusivamente ad opera
dei vincitori angloamericani, e per aver costituito il terreno per la ricostruzione e la ridefinizione dei partiti che avrebbero dato vita alla democrazia parlamentare.
Abbasso la Resistenza , per gli orrori della lotta politica tra i suoi aderenti, per l’assassinio senza processo dell’intero Governo della RSI, per aver permesso che l’odio per il vinto si trasformasse anche in vendette personali volte all’eliminazione di persone scomode e ciò almeno fino al ’47, per il tentativo, ancora oggi in atto, di demonizzare, dileggiare, minimizzare i valori dell’avversario vinto, e per la mancata volontà di storicizzazione, equanime valutazione, accertamento di veridicità di fatti, valutati e messi in luce spesso solo in base al loro apporto concreto al mito resistenziale.
Certo, per la creazione di una “storia e memoria condivisa” occorrebbe una Commissione Parlamentare “ad hoc” che redigesse i testi con l’aiuto di tutti. Ma forse ce la faremmo, invece delle storture della storia cui assistiamo continuamente e che hanno motivazioni politiche.
Caro Massimo, ho espresso le mie idee. Sarei felice se l’ANPI potesse recepirne qualcuna che ponesse termine ai gravi dissidi, non tanto ideologici (che debbono sempre esserci) quanto di veridicità sui fatti avvenuti e generatori di storia.
Attendo qualche tuo commento. Cordiali saluti.
Fabio UCCELLI
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